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NUMERO 4 - 20/02/2013

Regimi di regolazione finanziaria: alcune osservazioni

La vicenda del Monte dei Paschi ha riportato in primo piano i comportamenti imprudenti degli amministratori delle imprese finanziarie e i problemi della vigilanza. La crisi del 2007-2008 aveva richiamato l’attenzione del pubblico sulle riforme necessarie in questo settore e portato alla presentazione dell’Interim Report sulla regolazione finanziaria da parte del Financial Stability Board, all’approvazione del Dodd-Frank Act negli Stati Uniti, all’istituzione dell’European Systemic Risk Board (ESRB) e dell’European System of Financial Supervisors (ESFS) nell’Unione Europea e all’individuazione del pacchetto di riforme, denominato Basilea III, da parte del Group of Governors and Heads of Supervision of the Basel Committee on Banking Supervision. Dopo il 2010, tuttavia, i problemi della vigilanza sono passati in secondo piano nonostante siano stati considerati una causa prima della crisi finanziaria. Per alcuni economisti la crisi è stata la conseguenza inevitabile della crescita abnorme del settore finanziario rispetto a quella degli altri settori dell’economia. Tale crescita è stata accompagnata da profondi mutamenti nella distribuzione del reddito e non sarebbe avvenuta senza i cambiamenti introdotti nella regolazione finanziaria negli ultimi decenni (si veda Palma, 2009; Panico, Pinto e Puchet, 2012). In molti paesi le informazioni statistiche del XX secolo mostrano una tendenza verso una maggiore equità nella distribuzione dei redditi fino agli anni Settanta e una tendenza opposta negli anni successivi. Negli Stati Uniti, ad esempio, i redditi guadagnati dall’1% più ricco della popolazione si ridussero dal 23% del Prodotto Interno Lordo (PIL) del 1913 al 9% del 1979. Purtroppo, negli anni successivi questa percentuale è aumentata, raggiungendo di nuovo il 23% nel 2006. Questi mutamenti sono stati prodotti dalla progressiva accelerazione della crescita delle transazioni finanziarie, cioè del giro d’affari delle imprese finanziarie. Queste transazioni, che fino alla metà degli anni ‘70 erano cresciute agli stessi tassi di quelle in beni e servizi, sono poi aumentate a tassi molto superiori. I dati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e della Banca dei Regolamenti Internazionali indicano che, dal 1977 al 2007, le transazioni internazionali in beni e servizi (cioè il commercio internazionale) sono aumentate di 11 volte, mentre quelle finanziarie internazionali sono aumentate di 281 volte. Per quanto impressionante, questo dato sottostima l’effettivo aumento del giro d’affari delle imprese finanziarie perché non include le transazioni relative ad alcuni contratti derivati, come quelli su crediti, azioni e merci, le quali sono cresciute ai tassi più elevati negli ultimi dieci anni. La maggiore crescita del settore finanziario rispetto agli altri settori ha aumentato la percentuale del PIL da esso guadagnata e ridotto quella guadagnata da ampi strati della popolazione, ad esempio dai lavoratori (si veda Panico, Pinto e Puchet, 2012)... (segue)



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