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NUMERO 8 - 17/04/2013

Tra sovranità e rappresentanza, il "bisogno di Presidente"

Il diffuso lessico quotidiano, nella sua radicale difformità dall’eleganza istituzionale e dalla correttezza giuridica dei termini, già da tempo ha testimoniato la “svolta”: in modo subliminale, fra un’ineffabile distrazione (indicativa del livello di attenzione politico-culturale), ricorre sempre più spesso all’espressione “pubblico sovrano”; versione democratico-televisiva che sostituisce l’antica categoria ideologica di “popolo sovrano” (lasciata cerimonialmente presenziare come un totem inerte). Il “pubblico sovrano”, diversamente dal “popolo sovrano”, non ha mediatori, vota col cellulare o via internet: democrazia diretta hig tech. E’ una strada su cui ormai si sono incamminati nuovi movimenti d’opinione nati, a differenza dei tradizionali partiti, fuori della “galassia Gutenberg”. E’ una svolta che marca radicalmente anche la storia della democrazia e che pone alcuni interrogativi di fondo: la democrazia (e la sua storia) coincide con quella della rappresentanza parlamentare (e della sua storia)? E ancora: la rappresentanza parlamentare è l’unica forma di rappresentanza politica? La rappresentanza parlamentare è stato un concetto estraneo alla storia moderna dell’Europa continentale. Presente solo nella tradizione politico-giuridica britannica, ha riscosso ammirazione diffusa da quando l’Illuminismo francese ne ha fatto un modello teorico (privo dunque di radicamento storico-pratico) di confronto con l’assolutismo regio di casa propria; ancorché Montesquieu nell’Esprit des lois (1748) avesse messo in guardia dalla positività astratta e assoluta dei modelli istituzionali e avesse ragionevolmente delineato un “relativismo costituzionale” troppo spesso (anche oggi) disatteso: ogni società ha una propria storia, proprie tradizioni, proprie coordinate geografiche, climatiche ecc. che determinano propri modelli istituzionali, non “buoni” in assoluto, ma adatti a quella specifica società, come risultanti obbligati di quell’insieme di addendi; modelli che quindi non possono adattarsi a condizioni storico-geografiche-antropologiche ecc. diverse (né quindi possono essere esportabili). Non era comunque una critica al sistema di rappresentanza; Montesquieu rimaneva all’interno dei confini rigidi dell’ancien régime, esaltava la funzione dei Parlamenti francesi (organi giudiziari che avevano progressivamente acquisito competenza esclusiva in campo tributario-fiscale e funzione di tutela delle non scritte “antiche libertà gallicane”, oltre che dei propri privilegi) come argini all’assolutismo regio, senza per questo prospettarne funzioni legislative che non avevano né avrebbero mai avuto... (segue)



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