editoriale di Mario Morcellini
L’Italia politica della Seconda Repubblica è stata travolta da un terremoto potenzialmente capace di effetti più rilevanti della stessa vicenda di Tangentopoli. Il cambiamento coinvolge tutti i livelli a cui la politica si presenta alla società: la forma partito, gli apparentamenti, i personaggi (quella che un tempo si sarebbe chiamata selezione delle élite e che oggi è più corretto chiamare casting politico) e gli stessi stili di comunicazione. In altre parole, la dimensione più accreditata della politica, che è quella di presentare nel tempo offerte tutto sommato stabilizzate, al punto di legittimare la celebre formula del
rituale politico, si scontra con cambiamenti molto più profondi e vistosi delle poche persistenze. Cambia lo scenario, e tutti i punti di riferimento tendono comunque a
riverniciarsi con importati aspetti di novità. È anche singolare che, nel giro di vent’anni, la politica italiana per ben due volta sia costretta a sottoporsi a un così drastico
ridisegno architettonico e comunicativo. Si può ipotizzare che già questo sia un indicatore chiaro di una forte vulnerabilità, se non di un fallimento, della politica della Seconda Repubblica. Gli esperti di storia politica recente potrebbero obiettare che già la celebre discesa in campo di Berlusconi abbia costituito una secca trasformazione degli scenari, ma quel che sta succedendo nell’ultimo biennio presenta una differenza strutturale: il cambiamento riguarda... (segue)