
L’elezione di Papa Francesco pare abbia positivamente sorpreso più il mondo e la stampa laica del Paese che non i cattolici. Ezio Mauro su Repubblica l’ha definita una svolta “storica", solo per citare una di tali significative manifestazioni. Per i cattolici l’elezione di un Papa è sempre un evento di gioia e di festa, unito anche, ma non necessariamente, alle caratteristiche del Personaggio, che certo “pesano” anche per i cattolici, ma non ne sono la cifra dominante. Per essi infatti il Papa è sempre e comunque Cristo in terra, successore di Pietro e guida spirituale, prima che morale, della Chiesa. La positiva sorpresa del mondo laico credo abbia più chiavi di lettura. La prima è costituita dalla “francescanità” che emana Papa Francesco e dal suo dichiararsi, sin dal primo momento, un servitore e un difensore dei più poveri, degli umili, degli offesi e soprattutto dal voler essere Egli per primo un povero. Povero nelle forme esteriori, nell’abbigliamento, per una sorta di rispetto di coloro che non hanno nulla o molto poco. Certo questo colpisce molto e a ragione, soprattutto in questo periodo di grave crisi economica mondiale. C’è tuttavia una povertà che per i cattolici ha un significato ancora più profondo: non avere altro che Cristo. Credo che questa seconda sia la ragione più profonda del Suo dichiararsi povero, che dovrebbe costituire un momento di riflessione per tutti sulla stessa ragione del cattolicesimo: non dipendere dalle ricchezze terrene e dal potere in tutte le sue forme, ma solo dalla potenza salvifica di Dio. La seconda chiave di lettura è... (segue)