editoriale di Beniamino Caravita
Il governo Berlusconi si è dimesso il 12 novembre 2011. Il governo Monti si è dimesso il 21 dicembre 2012. Abbiamo votato il 24-25 febbraio 2013, con il risultato ormai noto di tre schieramenti quasi dello stesso livello di consenso, uno dei quali quasi casualmente premiato di un abnorme premio in termini di deputati. Il nuovo Governo di Enrico Letta, vicesegretario del Pd, ha giurato il 28 aprile e ottenuto la fiducia il 29. Ci sono voluti 63 giorni dalle elezioni. Il governo Monti è stato dimissionario per oltre 120 giorni. Siamo senza un governo scaturito dalle elezioni da oltre un anno e mezzo. Già questi banali dati numerici danno la misura della crisi istituzionale del Paese. Ci sono voluti sessantatre giorni per fare quello che era chiaro già il lunedì sera delle elezioni. Il problema è stato che tutte le previsioni su cui erano stati costruiti scenari politici per il voto del 2013 si sono dimostrate gravemente sballate: il che, se non depone bene per i sondaggisti, depone ancora peggio per la politica, che non riesce proprio più ad avere il polso del paese. Il Pd avrebbe dovuto vincere largamente e, nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto governare con una larga maggioranza insieme al nuovo partito di Monti. Il Pdl avrebbe dovuto a mala pena raggiungere il 20%, rimanendo largamente ininfluente da ogni gioco politico e istituzionale. . Per il Movimento 5Stelle si dava per probabile un buon risultato, ma non in grado di spostare le linee di fondo dei nuovi equilibri politici: insomma, Grillo sarebbe stato uno spauracchio, ma complessivamente controllabile... (segue)