editoriale di Sandro Staiano
La prospettiva della revisione della Costituzione, in una delle stagioni più difficili della storia repubblicana, è ancora incerta nella dimensione e nei contenuti, e nebulosa negli esiti. Tuttavia, la prima sedimentazione dei temi del dibattito e il definirsi degli approcci a confronto fanno ritenere utile, forse necessaria, una lettura non contingente delle «questioni costituzionali» venute in campo. Si è infatti già prodotto un effetto di «disvelamento»: di concezioni generali e di ideologie della Costituzione, di alte virtù e di vizi teorici, di non riducibile fiducia nella civiltà del diritto e di visioni della regola giuridica come liberamente modellabile sotto l’impulso delle esigenze di conservazione dei rapporti di dominio o delle rendite di posizione. Non si può certo aspirare a dare in via sommaria una costruzione del complesso scenario che si è andato configurando. Ma mettere in campo alcuni dei temi che in esso sono emersi o che sono implicati, e indicarli come meritevoli di attenzione, questo sì pare obiettivo da proporre e da coltivare, se si vuole che l’acqua ritorni limpida, poiché il tumulto torrentizio di molte discussioni in questi mesi ha sollevato troppi detriti e può offuscare la visione chiara delle cose di cui v’è bisogno. Ancora preliminarmente, un’
actio finium regundorum: la discussione riguardi i costituzionalisti (e i giuristi che guardano al costituzionalismo), poiché molta disutile virulenza di accenti è venuta da quanti hanno ammantato la propria polemica politica di costituzionalismo immaginario... (segue)