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NUMERO 11 - 28/05/2014

 In Bulgaria vincono i conservatori e chiedono elezioni anticipate

Dopo la caduta del regime totalitario di Todor Zhivkov e dell’esperienza del socialismo reale del novembre 1989 la Bulgaria ha iniziato il suo processo di avvicinamento all’Europa col darsi una costituzione di stampo occidentale. Un testo, quello approvato nel 1991, che si contraddistingue per lunghezza e rigidità con 169 articoli e la previsione di un procedimento aggravato per la sua revisione. Un emendamento alla Carta deve ottenere una maggioranza dei tre quarti del Parlamento unicamerale in tre votazioni distinte da svolgersi in giorni diversi (art. 155). Relativamente più snella la procedura per l’approvazione di leggi costituzionali. È necessaria una maggioranza inferiore, è sufficiente quella dei due terzi (art. 161). Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato, eletto a suffragio universale con un mandato di cinque anni (art. 93.1), con una sola possibilità di rielezione (art. 95.1). Dal gennaio 2012 è in carica il conservatore Rosèn Asènov Plèvneliev del movimento Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (Graždani za evropejsko razvitie na Bălgarija – GERB), succeduto a Georgi Părvanov dopo aver sconfitto al ballottaggio Ivaylo Kalfin del Partito Socialista Bulgaro (Bălgarska Socialističeska Partija, BSP). Per l'elezione è, infatti, necessario raccogliere la maggioranza assoluta dei voti, nel caso in cui nessun candidato raggiunga tale doppio quorum (incluso quello di partecipazione) è previsto il ballottaggio tra i due candidati più votati al primo turno (art. 93.3 e 93.4). Sullo stampo di quanto avviene negli Stati Uniti nell’ambito di un ticket viene contestualmente eletto anche il vicepresidente. I poteri presidenziali sono principalmente di garanzia e di rappresentanza (art.98). Le attribuzioni in merito al procedimento legislativo sono invero assai rilevanti. Il Capo dello Stato promulga le leggi e detiene anche il potere di rinvio alla Camera (art. 101.1), una sorta di veto sospensivo. In tal caso il provvedimento rinviato al Parlamento dovrà essere approvato a maggioranza assoluta anziché semplice (art. 101.2). Ciò nonostante, pur potendo contare su una forte legittimazione come quella derivante dall’elezione popolare, il Presidente della Repubblica non è può essere considerato l’organo depositario dell’indirizzo politico... (segue)



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