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di Francesco Camilletti
La responsabilità della pubblica amministrazione per violazione del diritto all'uso delle tecnologie
Con l’introduzione del Codice dell’amministrazione digitale (D.Lgs. n. 82 del 7 marzo 2005 e successive modifiche), il legislatore ha inteso adeguare alle più recenti innovazioni tecnologiche l’attività della Pubblica Amministrazione attribuendo al cittadino la facoltà di esigere l’erogazione di determinati servizi pubblici tramite l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. A prescindere dalla qualificazione giuridica della posizione riconosciuta all’utente e dei suoi contenuti, su cui si tornerà nel prosieguo, il Codice stabilisce il ricorso da parte della Pubblica Amministrazione alle tecnologie telematiche in varie ipotesi e, in particolare, a) nella partecipazione al procedimento amministrativo; b) nell’esercizio del diritto di accesso; c) nell’effettuazione di pagamenti; d) nella realizzazione degli adempimenti amministrativi di cui al Registro delle Imprese, stabilendo altresì che tali servizi possono essere resi attraverso l’utilizzo della posta elettronica e della casella di posta istituzionale della Pubblica Amministrazione.
La ratio legis di siffatta innovazione, ove il cittadino viene ad assumere una posizione centrale quale titolare di una pretesa riconosciuta e tutelata nei confronti della Pubblica Amministrazione, va individuata, come ha bene evidenziato il Consiglio di Stato, nella necessità di “fornire ai cittadini, alle imprese e alle stesse Pubbliche Amministrazioni uno strumento normativo ampio, tale da orientare in maniera organica i processi di innovazione in atto. Uno strumento, quello del Codice, che – vista la assoluta peculiarità della materia trattata – può contribuire non soltanto alla erogazione di servizi più efficienti e veloci, ma anche a consentire forme innovative di partecipazione alla vita amministrativa e politica. Che può avvicinare i destinatari dell’innovazione (i cittadini, le imprese, la società civile), ai suoi protagonisti (gli amministratori, i funzionari e gli impiegati pubblici), nella nuova amministrazione digitale, attraverso un intervento più tradizionale e di chiara leggibilità come un Codice, ossia una raccolta organica di disposizioni legislative”. In sintesi, quindi, si può affermare che la funzione del Codice si esplica attraverso due diverse linee direttrici: la prima da individuarsi in un migliore andamento e maggiore funzionalità della Pubblica Amministrazione; la seconda, invece, da rinvenire nella volontà di coinvolgere maggiormente i soggetti privati nell’attività della Pubblica Amministrazione così determinando una loro più fattiva partecipazione alla vita democratica del paese, consentendo a tutti l’accesso alle tecnologie informatiche, mediante norme volte alla eliminazione del cosiddetto “digital divide ” e a favorire l’uso delle nuove tecnologie.
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