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di Vincenzo Tondi della Mura
Verso la «Terza Repubblica»? Gli effetti della svolta maggioritaria del 2008 e l’esigenza di nuove forme d’integrazione
1. – Le votazioni del 2008 e l’evoluzione del sistema politico a regime elettorale «invariato».
Certamente indiscutibile, inedito ed inaspettato nella sua radicalità, è stato il dato emerso dalle elezioni politiche del 2008 in ordine alla conformazione del quadro politico: un sistema non più frammentato in micro e medie formazioni partitiche, in continuo conflitto per la protezione degli interessi settoriali rappresentati, a discapito sia della stabilità della coalizione d’appartenenza, sia della tenuta dell’eventuale compagine governativa; per contro, un sistema semplificato in due micro-coalizioni alternative, costituite dal collegamento di poche liste minori con una formazione principale, a sua volta contenente al proprio interno altrettante forze precedentemente alleate. Insomma, non già coalizioni-cartello, discordanti e disomogenee in tutto fuorché nell’avversione verso la coalizione concorrente (rectius: «nemica»), bensì partiti-contenitore con esigue alleanze e con programmi più condivisi ed omogenei. Il tutto, secondo una metodologia assai più prossima che nel passato ad un sistema politico di tipo maggioritario, con un’evoluzione dal precedente rissoso e forzoso bipolarismo, ad un imprevedibile assetto bipolare tendenzialmente bipartitico e di programma.
La novità del dato rappresentato è ancor più sorprendente, se si considera che il passaggio dall’uno all’altro sistema è avvenuto – per così dire – a regime elettorale «invariato». La medesima legge elettorale, infatti, diversamente interpretata dalle forze politiche e, di rimando, dal corpo elettorale, è stata suscettibile di due opposte applicazioni, consentendo la configurazione di due alternativi impianti di rappresentanza: l’uno, orientato in senso multipartitico e proporzionale; l’altro, proiettato in una prospettiva bipartitica e maggioritaria.
Per la verità, tale diversa lettura è stata facilitata dall’impostazione ambivalente della legge n. 270 del 2005. Essa ha introdotto un sistema (solo apparentemente) proporzionale con un doppio “correttivo”: verso l’alto, attraverso la previsione di un premio di maggioranza per la lista o coalizione di liste che abbia ottenuto il maggior numero di voti validi, senza tuttavia conseguire il 55% dei seggi; e verso il basso, attraverso la previsione di variegate soglie di sbarramento, differenziate a seconda che un partito sia o meno coalizzato con altri.
(segue)
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