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NUMERO 4 - 24/02/2009

 Testamento biologico: o liberale o niente

Sono ben consapevole che il testamento biologico è una questione che non può essere affrontata con semplicismo: in essa si intrecciano scelte personali e familiari, credenze morali e religiose, dilemmi  tecnologici sullo sfondo di condizioni personali spesso drammatiche. La vicenda di Eluana, di fronte a cui si è appassionata e divisa la nazione, insegna.
Ma al di là delle complicanze tecniche e degli strumentalismi politici, non può essere elusa la scelta di fondo che il Parlamento deve compiere nel momento in cui si accinge a legiferare. Da un lato c’è il principio secondo cui il valore inalienabile da preservare è l’autodeterminazione della persona umana la quale deve conservare il diritto di decidere su tutto ciò che riguarda la propria vita, a partire dalle proprie convinzioni etiche e/o religiose.
Dal lato opposto si pone la diversa visione secondo cui, in ultima analisi, spetta a un’autorità esterna decidere sopra la persona, si tratti dello Stato che detta le norme anche contrarie a ciò che ciascuno vuole per sé, o della Chiesa che trasferendo i suoi codici morali nella legislazione civile, impone i principi religiosi destinati ai credenti anche a coloro che credenti non sono. 

(segue)



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