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NUMERO 9 - 06/05/2009

 Presidenza della Repubblica-25 aprile: Intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al 64° anniversario della Liberazione

Signor Ministro della Difesa,
Autorità civili e militari,
Signor Presidente dell'Associazione Combattenti della Guerra di Liberazione inquadrati nei reparti regolari delle Forze Armate,
Cari reduci di Monte Lungo,
Sindaci dei Comuni della Provincia di Caserta decorati per i fatti della Resistenza,
celebriamo quest'anno presso questo simbolico Sacrario di Monte Lungo, il 64° anniversario del giorno della Liberazione dall'occupazione nazi-fascista e della Riunificazione della nostra Italia.
La celebrazione del 25 aprile deve diventare finalmente - voglio ribadirlo nel modo più netto - occasione di ricordo, di riconoscimento, di omaggio per tutte le componenti di quel grande moto di riscatto patriottico e civile che culminò nella riconquista della libertà e dell'indipendenza del nostro paese : per tutte le sue componenti, viste e onorate nella loro unitarietà. Parlo della componente rappresentata dalla lotta, dalle azioni di guerra e di guerriglia, delle formazioni partigiane.
Parlo della componente rappresentata dal tributo di solidarietà e di sacrificio delle popolazioni nelle regioni occupate. E parlo della componente rappresentata dalle prove di dignità, di volontà combattiva e di eroismo dei nostri militari. Se nel passato quest'ultima componente è rimasta in ombra, a ciò si sta già da anni ponendo riparo, valorizzando fatti ed episodi di grande significato. E' questo il senso della mia presenza oggi qui e due anni orsono, per il 25 aprile, a Cefalonia, e fu il senso della presenza del mio predecessore, Carlo Azeglio Ciampi, in diverse circostanze, sia a Mignano Monte Lungo sia nell'isola greca che fu teatro di fulgidi esempi di senso dell'onore da parte dei nostri militari espostisi senza cedimenti a un tragico destino di repressione sanguinosa.
Il contributo dei militari al moto della Resistenza è racchiuso nelle cifre degli 87 mila caduti nella guerra di Liberazione, caduti combattendo nelle stesse formazioni partigiane e soprattutto nelle unità del rinato Esercito italiano operanti in guerra insieme con le Forze Alleate. Mi riferisco, a questo proposito, al 1° Raggruppamento motorizzato del Regio Esercito, che si costituì il 28 settembre 1943 con l'apporto del 67° Reggimento di Fanteria Legnano, del 51° Battaglione Allievi Ufficiali Bersaglieri, e di altri reparti ancora, e fu posto al comando del gen. Dapino. Nacque di lì la "unità di élite" che i Comandi alleati - dopo la dichiarazione di guerra alla Germania da parte del governo Badoglio e l'attribuzione all'Italia dello status di paese cobelligerante - consentirono e vollero che partecipasse alle operazioni di guerra al fianco delle forze anglo-americane.
E la prima prova fu precisamente la battaglia di Monte Lungo. La battaglia dell'8 dicembre 1943, che fu segnata da splendidi successi e poi da contrattacchi tedeschi e conseguenti ripiegamenti, che costarono 47 morti, 102 feriti e 151 dispersi. Otto giorni dopo, la seconda battaglia e la conquista di Monte Lungo, in piena integrazione con i reparti Alleati. Fu, si è detto con nobile espressione, "il battesimo di sangue del rinato Esercito italiano".
Ho prima di venir qui voluto ripercorrere belle testimonianze e ricostruzioni storiche dedicate alla battaglia di Monte Lungo. E mi ha colpito e commosso il quadro che ne emerge di splendide manifestazioni di amor di patria, di eroismo collettivo e individuale, pur nella debolezza degli armamenti disponibili. Mi si permetterà di ricordare, per rendere onore a tutti i caduti, due soltanto di essi, la medaglia d'oro alla memoria - la prima dell'Esercito della nuova Italia - sottotenente Giuseppe Cederle, e con lui, altra medaglia d'oro, il tenente cappellano Don Luigi Pezzoli.
Lo straordinario valore - militare, morale e politico - per l'Italia e per il suo futuro, della battaglia di Monte Lungo, fu attestato dal generale Clark, comandante della V° Armata americana, con le seguenti parole : "Questa azione dimostra la determinazione dei soldati italiani a liberare il loro Paese dalla dominazione tedesca, determinazione che può servire come esempio ai popoli oppressi d'Europa".


(segue)



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