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NUMERO 21 - 04/11/2009

 La riunificazione tedesca e l'allargamento ad est dell'Unione Europea. Due strade obbligate per la pacificazione del continente

Negli anni cinquanta Schuman, Monnet, Adenauer e De Gasperi avevano in mente un progetto molto ambizioso. I padri fondatori della Comunità economica europea (Cee) intendevano creare istituzioni economiche in grado di promuovere gli scambi, la cooperazione e l’abbattimento delle barriere doganali e tariffarie; all’integrazione economica sarebbe quindi seguita, non senza le preventivate difficoltà, quella politica. L’obiettivo era raggiungere la pacificazione definitiva di un continente lacerato da due guerre mondiali nell’arco di poco più che un ventennio. 
Da questo processo, iniziato con l’Europa dei sei (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda) e proseguito nel corso degli anni fino ad includere praticamente tutto l’occidente europeo, rimanevano esclusi i paesi dell’est che facevano parte del Comecon. Tali paesi rientravano nella sfera di influenza dell’Unione Sovietica dalla quale dipendevano tanto da un punto di vista economico quanto da un punto di vista politico. Il vincolo esterno su questi paesi teorizzato nella dottrina Breznev si era andato allentando con l’arrivo al Cremlino di Gorbaciov e con il varo di un nuovo approccio nei confronti degli stati satellite. Con quella che è stata ironicamente definita la dottrina Sinatra, dal titolo della canzone My way, si celebrò il cambiamento della politica estera sovietica rispetto agli affari interni delle nazioni alleate: dalla sovranità limitata alla non ingerenza... 
(segue)



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