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di Ettore Jorio
I primi adempimenti dei Governatori funzionali al rispetto del Patto di stabilità interno
Massimo Gaggi, in un editoriale sul Corsera del 17 aprile, riportava la frase accreditata ad un finanziere statunitense, che pressappoco diceva “sempre più debiti, sempre più esposizioni nel sistema, prima o poi tutto l’edificio verrà giù”.
Una simile affermazione cadrebbe a pennello come monito per il nostro Servizio sanitario nazionale, che incrementa progressivamente il saldo patrimoniale negativo, a causa dell’incapacità di quasi tutte le Regioni a contenere il loro conto economico, tanto da realizzare i ben noti consistenti e ricorrenti disavanzi annuali. Si è venuto così a determinare un debito consolidato nazionale di dimensioni plurimiliardarie, rendicontato ad esito della gestione distorta dell’ultimo decennio (solo perché prima del 2001 ogni sforamento è stato bonificato con interventi statali tanto generalizzati da sembrare all’epoca naturali), caratterizzata da una spesa di gran lunga superiore a quanto il sistema rendesse annualmente disponibile in sede di riparto del Fondo sanitario nazionale.
V’è stata, quindi, in questi anni, una gestione tanto dissennata da avere alimentato, specie in alcune aree del Mezzogiorno, “rendite” di ogni tipo, molto spesso indebite, e una crescita occupazionale indiscriminata, perseguiti da una tipologia regionale di governo della spesa della salute “senza regole”, sottoposto (si fa per dire) ad una rete di controlli inefficiente, perché affollata di soggetti obbligati ad effettuarli, troppo spesso inadempienti giustificati, a causa della confusione della normativa caratteristica che ne ha previsti troppi, tanto da consentire una loro inattività...
(segue)