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NUMERO 4 - 23/02/2011

 Recensione al manuale di Diritto parlamentare di Renzo Dickmann

La difficoltà di scrivere un buon manuale di Diritto parlamentare dipende in larga misura dalla peculiarità di questa branca del diritto pubblico, profondamente condizionata - non solo nella fase della produzione, ma anche in quelle della interpretazione e applicazione – dalla natura eminentemente politica dei rapporti disciplinati. La dimensione storica, quella politologica e quella sociologica dei rapporti in questione inducono infatti, talvolta, chi si cimenta nel tentativo di redigere un volume di Diritto parlamentare con finalità didattiche a smarrire il rigore giuridico del ragionamento e delle classificazioni. D’altro canto, sussiste pur sempre l’alterno rischio di cadere in un approccio troppo legalistico, che pretenda di affermare in tutti i casi la preminenza del dato testuale dei regolamenti su ogni altro elemento prescrittivo, fino a trascurare il decisivo rilievo assunto dalle consuetudini, dalle convenzioni e dalle prassi parlamentari: come se la fluida e dinamica natura dei rapporti parlamentari si potesse sempre astringere nelle strette maglie delle disposizioni regolamentari. Il merito principale del nuovo manuale di Diritto parlamentare scritto da Renzo Dickmann - e qui recensito - è proprio quello di avere schivato entrambi i rischi su indicati. Come un navigatore sapiente che abbia superato indenne Scilla e Cariddi, per approdare finalmente a una plaga sicura e ospitale: ovvero, un risultato rigoroso sul piano giuridico e metodologico, ma nello stesso tempo pienamente consapevole della estrema peculiarità della materia trattata.... (segue)



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