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NUMERO 6 - 23/03/2011

 L'indagine penale ai tempi di 'Dagospia' (Prime riflessioni sull'informazione e la democrazia dopo 'Wikileaks')

Soprattutto dopo Wikileaks il sistema di acquisizione e divulgazione delle notizie, come pure quello di formazione del consenso e di maturazione dell’opinione pubblica, non sono più gli stessi. Il rilievo è facilmente desumibile dai recenti accadimenti internazionali (crisi dei regimi della Tunisia e dell’Egitto) e nazionali (contestazione delle scelte della politica estera del governo italiano e critica della condotta morale del Presidente del Consiglio); agli stessi, infatti, ha certamente concorso l’inarrestabile diffusione telematica non autorizzata di documenti sia stranieri (la divulgazione da parte di Wikileaks di oltre 250.000 documenti contenenti le informazioni confidenziali inviate da 274 ambasciate americane al dipartimento di Stato degli Stati Uniti), sia nazionali (la divulgazione da parte di Dagospia dei documenti istruttori e delle intercettazioni telefoniche riguardanti il c.d. Rubygate).
Si tratta di un dato di fatto, la cui mancata considerazione falsa e sfasa i termini dell’attuale dibattito sull’effettiva salvaguardia delle garanzie costituzionali tradizionalmente riservate ai singoli cittadini e ai titolari delle cariche istituzionali. La lunga serie di garanzie sorte nello Stato liberale ottocentesco e sviluppatesi in quello sociale del secondo novecento, si dimostra ora inadeguata rispetto all’irrompere di inedite e imprevedibili contingenze; e anzi, paradossalmente, l’applicazione dei principi istitutivi della separazione dei poteri e dello Stato di diritto rischia di risolversi talora a danno, anziché a favore, delle esigenze di tutela coinvolte... (segue)



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