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NUMERO 20 - 19/10/2011

 Corte costituzionale, rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE e dialogo tra le Corti: evoluzioni e prospettive

Con l’espressione “cammino comunitario”, Paolo Barile, in un noto lavoro a margine della sentenza n. 183/1973, poneva in evidenza l’idea secondo cui, nonostante la profonda evoluzione che già allora aveva caratterizzato la giurisprudenza costituzionale, il percorso da compiere prima di giungere ad una completa definizione dei rapporti tra i due ordinamenti sarebbe stato ancora lungo. In effetti, solo dopo una lunga evoluzione la Corte è giunta ad una certa e definitiva collocazione dell’ordinamento comunitario con riferimento a quello interno. Tuttavia, congiuntamente alle problematiche relative alla sistemazione di tali rapporti, nel corso del suo cammino la Corte costituzionale ha dovuto affrontare un’ulteriore questione: quella, cioè, relativa al proprio ruolo nei confronti delle questioni e delle problematiche di rilevanza comunitaria e, di conseguenza, al proprio rapporto con la Corte di Giustizia. Com’è noto, la Corte costituzionale, pur muovendo da premesse teoriche divergenti rispetto a quelle fatte proprie dalla Corte di Giustizia per ciò che riguarda i rapporti tra ordinamenti, è progressivamente giunta a conclusioni convergenti con il giudice comunitario, realizzando quell’armonia tra diversi che oggi caratterizza i rapporti tra le due Corti. Tale tendenziale convergenza, ferme restando le differenze teoriche dei rispettivi approcci, si è sviluppata mediante un dialogo che, pur iniziato presto, si è configurato come un dialogo a distanza, per interposta persona, in ragione della reiterata scelta di non utilizzare lo strumento del rinvio pregiudiziale quale mezzo di interazione diretta con la Corte di Giustizia dell’Unione europea.... (segue)

 



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