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NUMERO 3 - 08/02/2012

 Dimensione degli interessi pubblici, conferimento delle funzioni amministrative e riordino territoriale.

La questione del riordino territoriale in Italia risale molto indietro nel tempo, intrecciandosi con l’evoluzione del tipo di Stato unitario nel suo complesso; anche se, con riferimento all’attualità, riguarda in particolare il processo di decentramento territoriale autonomistico. Per quanto concerne i comuni, come è noto, le esigenze di riordino derivano innanzitutto: dal numero estremamente alto di enti comunali, oltre ottomila; dal fatto che circa la metà dei comuni si attesta sotto la soglia dei tremila abitanti, qualificandosi per questo convenzionalmente come “comuni polvere” (di questi, peraltro, oltre mille sono gli enti che si collocano al di sotto della soglia dei mille abitanti); dalla diversità organizzativa e strutturale degli enti; dai fenomeni di conurbazione, che hanno spesso cancellato i confini territoriali tra diversi comuni, soprattutto a ridosso delle grandi città; dalla crescente mole dei conferimenti amministrativi ai comuni, indiscriminati e non sempre accompagnati da un adeguato trasferimento di risorse. Le esigenze di riordino delle attuali circoscrizioni provinciali, molte delle quali istituite sin dal 1861 in occasione della nascita dello Stato unitario, derivano tra l’altro: dalla estrema disomogeneità geografica, urbanistica, sociale ed economica dei territori amministrati da alcune province; dalla eccessiva proliferazione di enti provinciali, verificatasi in particolare negli ultimi anni e non sempre dettata da esigenze oggettive di ottimizzazione dell’azione amministrativa; dalla non chiara determinazione delle funzioni amministrative affidate alle province; dalla sovrapposizione di competenze verificatasi in alcune aree rispetto ad altri enti amministrativi infraregionali e sovracomunali... (segue)



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