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di Riccardo Delussu
La curva del decentramento: problemi e possibili soluzioni nella classificazione delle esperienze federali
Guardando all’evoluzione istituzionale dei Paesi europeo-occidentali negli ultimi anni si possono individuare alcune linee di tendenza comuni alla gran parte di essi. Da un lato, pur con le inevitabili difficoltà che un simile processo non può prescindere dall’affrontare, si assiste al consolidamento dell’Unione europea; dall’altro, anche negli Stati tradizionalmente accentrati, vi sono significative aperture al decentramento politico-amministrativo. Ci si riferisce alla devolution of powers nel Regno Unito e alla riforma dell’art. 1 della Costituzione francese, che aggiunge l’organizzazione decentrata alle caratteristiche dell’Ordinamento. Sono poi noti i fenomeni riguardanti gli Stati abitualmente definiti come regionali, anch’essi nel segno di un accentuazione di autonomiae decentramento: si pensi alla nuova stagione del diritto autonomico spagnolo e a quella del regionalismo italiano che, partita dalla riforma del Titolo V della Costituzione, prosegue il tormentato percorso che dovrebbe sfociare nell’attuazione del federalismo fiscale. Dalla convergenza di tali fenomeni sembra potersi affermare che l’Europa delle regioni non sia più un semplice slogan, ma si appresti a divenire una formula capace di descrivere una realtà istituzionale caratterizzata dal protagonismo di quelli che finora sono stati genericamente definiti come “enti territoriali minori” (regioni, comunità autonome, Länder, etc.). Riguardo a tale processo sono note le difficoltà d’inquadramento teorico, dovute anche a numerose contaminazioni di forme e modelli istituzionali a livello substatale, le quali dimostrano come si sia in presenza di una materia fluida, non ancora dotata di forma definita, che rende pertanto estremamente difficile procedere ad astrazioni e classificazioni. In tal senso, il dibattito sulla natura dell’Unione Europea, in particolare sul suo essere “in bilico” tra il modello confederale e quello federale (verso il quale la sua trasformazione evidentemente tende) e, di conseguenza, sulla distribuzione della sovranità tra l’Unione, gli Stati e gli “enti territoriali minori” rispecchia in pieno queste difficoltà, come pure il confronto tra chi sottolinea le differenze tra stato regionale e stato federale (riconducendo il primo alla categoria dello stato unitario o, al più, di uno stato “intermedio”) e chi invece pone le due forme sullo stesso piano, comprendendole nell’ambito più ampio dello stato decentrato... (segue)
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