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NUMERO 18 - 26/09/2012

 Le politiche educative europee di fine novecento e XXI secolo. Verso nuove forme di presenza scolastica della religione

L’attenzione della comunità internazionale per l’educazione religiosa è recente, e si manifesta sul finire del novecento quando le organizzazioni internazionali mondiali ed europee in particolare, avviano politiche e programmi di educazione interculturale ed interreligiosa, che superano la tiepida attenzione per l’istruzione e la formazione delle giovani generazioni, ritenuta fino ad allora, ambito pressoché esclusivo degli Stati. Il cambio di passo è determinato ed è funzionale ad importanti mutamenti economici, sociali, politici ed anche culturali, che toccano l’intera Europa fino a modificarne in modo profondo i confini geografici ed i caratteri etnico-religiosi. Ciò induce le organizzazioni internazionali e gli Stati membri, a ripensare, tra l’altro, le politiche educative sotto diversi aspetti. Affiora e si consolida la necessità di una educazione continua che esca dagli spazi scolastici, per coinvolgere l’intera società. Cresce la consapevolezza del peso e del ruolo della religione nell’integrazione sociale, in favore della coesione e di una pacifica convivenza tra le diverse popolazioni europee, ed ancor più, con le crescenti masse di immigrati arabi, asiatici e dei paesi sub-sahariani. Risuona forte, la necessità di un confronto sovranazionale che, nel quadro di una permanente prevalenza della competenza educativa degli Stati, assicuri quantomeno una riflessione comune e la definizione di linee guida unitarie, cui orientare i singoli interventi nazionali. In tale orizzonte l’educazione religiosa a cui ci si riferisce, non è quella tipica e più nota ai sistemi scolastici statali, consistente in corsi confessionali o più ampiamente etico - morali, tesi a fornire una risposta alla richiesta di formazione spirituale, coerente con le proprie convinzioni, e proveniente da famiglie e studenti. I programmi e le politiche educative sovranazionali richiamano piuttosto ad una educazione “sulla religione” o “sul fatto religioso”, ed alla attivazione scolastica di insegnamenti religiosi di valenza cognitiva o etico-formativa (educazione ala cittadinanza attiva). L’effetto dell’azione comunitaria sui sistemi scolatici nazionali resta tuttavia subordinata alla sensibilità degli Stati, ed alla loro disponibilità ad adeguarsi alle linee guida tracciate, non sempre scontata. A guardare l’impianto normativo, la riserva di competenza educativa in capo ai singoli Stati membri, permane infatti immutata, anche nel nuovo e più avanzato assetto giuridico - sociale dell’Unione Europea... (segue)



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