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NUMERO 14 - 10/07/2013

 Mancata riduzione del numero di consiglieri regionali e scioglimento sanzionatorio. Un caso di erosione dell’autonomia delle Regioni

La riforma del Titolo V della Parte II della Costituzione ha tentato di configurare un nuovo ruolo delle Regioni nella forma di stato italiana, valorizzandone l’autonomia sia dal punto di vista delle funzioni, sia relativamente alla loro organizzazione. Quanto a quest’ultimo aspetto, l’art. 123 Cost. ha attribuito alle Regioni ordinarie il compito di determinare la forma di governo e i principî di organizzazione e funzionamento dell’Ente attraverso i propri statuti. Uno degli effetti maggiormente criticati dell’esercizio dell’autonomia statutaria è consistito nell’aumento del numero di componenti dei Consigli regionali, operato dalla gran parte delle Regioni che hanno approvato un nuovo statuto. La critica per l’aumento della consistenza numerica delle Assemblee regionali è stata ulteriormente rafforzata da taluni scandali che hanno riguardato i costi della politica regionale, sì che, in un momento di grave crisi economica internazionale, la volontà di ridurre la spesa pubblica incidendo sulla composizione e sulle risorse dei Consigli regionali trova un facile sostegno nell’opinione pubblica. Un chiaro esempio di tale tendenza è offerto dal d.l. 174/2012, che – tra l’altro – fissa dei limiti al numero di membri dei Consigli regionali. Occorre capire, però, se tali interventi normativi si muovano nel rispetto della Costituzione oppure se, sull’onda dello sdegno dell’opinione pubblica, essi operino tenendo in esclusiva considerazione quella logica di “riduzione della spesa” che pare avere assunto il ruolo di principio guida del sistema costituzionale, rispetto al quale ogni altro principio rischia di risultare recessivo... (segue)



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