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NUMERO 17 - 28/08/2013

 L'incompiuta liberalizzazione dei servizi professionali

Com’è noto, il diritto comunitario pone la creazione di un mercato integrato quale condizione fondamentale per promuovere la crescita e, con essa, la creazione di nuovi posti di lavoro. Uno spazio economico unico non può però prescindere dalla necessità di eliminare le numerose barriere oggi presenti (derivanti dal fatto che svariati settori rimangono tuttora nella competenza delle legislazioni nazionali), condicio sine qua non per ampliare la concorrenza e consentire a lavoratori e imprese di svolgere la propria attività in tutti gli Stati membri dell’UE. Tra i più recenti atti di diritto derivato adottati per realizzare tali obiettivi possono segnalarsi: da un lato, la c.d. “direttiva servizi” (conosciuta anche come “direttiva Bolkestein”), approvata il 16 novembre 2006 e mirante a consentire a ciascun cittadino europeo di svolgere la propria attività in qualsiasi Stato dell’UE; dall’altro, la direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali (da ora, “direttiva qualifiche”), approvata il 7 settembre 2005, che ha lo scopo di favorire la circolazione dei lavoratori in Europa, permettendo a ogni cittadino dell’Unione legalmente stabilito in uno Stato membro di prestare servizi in modo temporaneo e occasionale in un altro Paese comunitario con il proprio titolo professionale d’origine e senza dover chiedere il riconoscimento della relativa qualifica... (segue)



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