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NUMERO 22 - 06/11/2013

 Lo Stato sociale e la tutela dei diritti quesiti alla luce della crisi economica globale: il caso italiano

Nella ricostruzione del costituzionalismo contemporaneo, l’introduzione dei diritti sociali, come diritti positivi, intesi secondo la classica distinzione tra libertà dallo Stato e libertà nello Stato, si fa coincidere con la crisi dello Stato liberale, o Stato di diritto formale, sotto la spinta di cambiamenti economici, sociali e culturali, e la sua progressiva trasformazione in senso democratico-sociale ossia, Stato di diritto materiale. Tale processo è stato caratterizzato: 1) dalla estensione del diritto di voto; 2) dall’ingresso nella scena politica dei grandi partiti di massa di ispirazione marxista o cattolica; 3) dalla formazione di organizzazioni sindacali dei lavoratori; 4) dal passaggio, secondo la nota definizione del Giannini, dallo Stato “monoclasse” allo Stato “pluriclasse”. Nella concezione liberale, l’interesse dello Stato veniva ad identificarsi e a coincidere con gli interessi certamente compositi e diversi, ma comunque “equilibrabili”, di una classe sociale a rappresentanza generale, la borghesia, fondati sul presupposto ideologico “del possesso privato del capitale”... (segue)



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