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NUMERO 23 - 20/11/2013

 Transizioni incessanti. (Appunti sul d.d.l. AC n. 1542 'svuotaprovince')

La scelta di metodo e di merito compiuta dal d.d.l. AC 1542 mi sembra poco condivisibile. Anzitutto, c’è da chiedersi quale sia la necessità di prevedere – e quindi regolare – una fase transitoria di «svuotamento» delle funzioni delle Province in parallelo con il processo di riforma costituzionale in atto: ciò, tanto più che il d.d.l. in esame è da leggere insieme al d.d.l. costituzionale AC n. 1543, il quale vorrebbe espungere le Province dalla Costituzione senza tuttavia raccordarsi in modo strutturale allo stato della più ampia sequenza di revisione della Carta in corso di svolgimento. Quest’osservazione si lega con l’enfasi che il d.d.l. riserva al ruolo generale che le città metropolitane dovrebbero rivestire anche nel modello di governazione a regime. Anche qui, appare staccato dalla realtà dei territori individuarle in numero così elevato (ben nove): tranne le due/tre conurbazioni esistenti in Italia (oltre a Roma, Milano e forse Napoli, le uniche sopra i tre milioni di abitanti), le restanti sedi sembrano non sottrarsi al rischio di disegnare – all’interno delle Regioni che le ospitano – due «classi» di governo per differenti livelli efficienza e dunque per capacità di sviluppare processi socio-economici positivi. Nella Relazione al d.d.l. scorgo un’enfasi francamente eccessiva, infatti, per quanto riguarda il ruolo – quasi da nuovo Rinascimento italiano… – che spetterebbe alle Città metropolitane... (segue)



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