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NUMERO 8 - 16/04/2014

 Non un Senato 'federale', ma un Senato 'federatore'

Per cogliere appieno il senso di un disegno di legge di riforma costituzionale come quello in commento, prima di analizzare il testo in senso stretto, ritengo siano da considerare - più di quanto solitamente avviene – due fattori: da un lato, il contesto nel quale il testo nasce e viene proposto e, dall’altro, le ragioni che innervano e motivano questa scelta, che ha tratti, in qualche modo, pure di radicalità rispetto al passato.Il tema del contesto emerge con forza in ragione dello stallo politico conseguente l’esito elettorale delle elezioni politiche generali di febbraio 2013, ossia quelle che mostrano un quadro politico-partitico caratterizzato sostanzialmente da un tripolarismo. Questo, come noto, si è determinato, tanto intorno ai due partiti che dal 2007-2008 qualificano il bipolarismo italiano, il Partito democratico e il Popolo delle Libertà (oggi, divenuto Forza Italia, dopo la scissione a seguito della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi e la costituzione di una formazione politico-parlamentare Nuovo Centro Destra, guidato dall’On. Angelino Alfano), quanto intorno ad un terzo partito (che tuttavia preferisce auto-qualificarsi come “non-partito”) cioè il Movimento Cinque Stelle, che guidato dal comico Beppe Grillo, al suo debutto in una competizione politica nazionale è riuscito ad ottenere il 25,55 % di consensi. In un quadro politico-partitico che vede, quindi, un alto astensionismo e una sostanziale equi-ordinazione dei tre partiti menzionati, nell’indisponibilità, in primis del Movimento Cinque Stelle, a partecipare ad un governo in coalizione, si realizza dunque una situazione perdurante di blocco politico nella costruzione di una maggioranza di governo... (segue)



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