Il voto europeo non è stato e, al tempo stesso, è stato un terremoto elettorale e politico. Non lo è stato quanto a un presunto crollo ulteriore della partecipazione al voto e a una presunta larghissima affermazione dei partiti anti-europei. Lo è stato invece per quanto riguarda gli equilibri interni, in negativo o in positivo, di molti paesi, compresa l’Italia, e per questa via gli equilibri futuri della stessa Unione Europea. Cerchiamo di spiegarci. Il tradizionale astensionismo, tipico di questo tipo di elezioni, non è aumentato, registrando la partecipazione complessiva il 43,1%, lo 0,1% in più rispetto alle elezioni del 2009. Se ciò è vero, occorre però notare che l’indicazione dei candidati alla presidenza della Commissione da parte delle principali famiglie partitiche europee non sembra avere caratterizzato particolarmente la campagna elettorale, portando a una maggiore personalizzazione e dunque intensificazione della stessa... (segue)
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