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NUMERO 17 - 17/09/2014

 Banca centrale europea, vigilanza bancaria e sovranità degli Stati

Le grandi crisi economiche hanno da sempre prodotto modificazioni importanti nella regolazione dei mercati finanziari. Come noto la crisi di fine ottocento in Italia, dalla quale derivò la liquidazione della Banca di Roma,  ebbe come effetto la nascita della Banca di Italia come istituto di emissione, mentre la grande crisi del 1929 portò in Italia la fine della banca mista e la approvazione della legge bancaria del 1936, improntata a principi dirigistici e basata sul c.d. ordinamento sezionale del credito. Nondimeno le grandi riforme della regolazione che derivano da crisi economiche presentano spesso percorsi tortuosi, perchè condizionati dall’emergenza e dagli interessi in gioco, che riguardano sia gli attori del mercato ma anche, di riflesso, la stabilità della moneta, la sovranità degli Stati, e nel caso europeo, la stessa tenuta dell’Unione monetaria. Non è sfuggita a questa tendenza la disciplina del Single Supervisor Mechanism (SSM) che, a seguito dell’approvazione del regolamento (UE) n. 1024\2013, ha portato ad un accentramento della vigilanza bancaria sulla Banca centrale europea. Il percorso per arrivare a tale risultato è stato infatti assai tortuoso, condizionato sia dall’evolversi degli eventi che si sono susseguiti tra il 2008 e i 2012, sia dal fatto che il trasferimento della vigilanza bancaria a un livello sovranazionale comporta una evidente perdita di sovranità da parte degli Stati. Questi ultimi, infatti, debbono accettare regole e standards di vigilanza comuni, applicati da una medesima autorità non domestica, che possono influire sulla circolazione della moneta... (segue)



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