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Con la sentenza in epigrafe (22 settembre 2014, n. 4780) il Consiglio di Stato sembra (il dubitativo è purtroppo d’obbligo in subiecta materia) aver riconosciuto un opportuno limite alla possibilità dell’Amministrazione di intervenire in via direttamente inibitoria sulle attività intraprese in base a d.i.a. dopo la scadenza dei termini per l’esercizio del potere di controllo. Merita riportare i passaggi salienti della pronuncia. Osserva invero la Sezione che “Risulta, in particolare, che l’Amministrazione comunale non solo ha lasciato che la menzionata d.i.a. si consolidasse, omettendo di esercitare, nel termine perentorio previsto dall’art. 23, comma 6, d.P.R. n. 380 del 2001, il potere inibitorio-repressivo ad essa spettante in caso di carenza dei presupposti per la d.i.a., ma ha omesso anche l’esercizio dei c.d. poteri di autotutela decisoria, espressamente richiamati dal secondo periodo del comma 3 dell’art. 19 della legge n. 241 del 1990... (segue)
+ Consiglio di Stato, sentenza 22 settembre 2014, n. 4780
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