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NUMERO 19 - 15/10/2014

 L'omogeneità di valori nell'Unione Europea tra crisi economica e tutela dei diritti fondamentali: quali scenari?

Nel 2012, il premio Nobel per la pace è stato conferito all’Unione Europea per «aver contribuito per oltre sei decenni all’avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa». L’Unione Europea, organizzazione internazionale sui generis, proviene da un cammino comune iniziato dall’obiettivo di riconciliare i Paesi che avevano combattuto nella Seconda Guerra Mondiale e, in particolare, Germania e Francia (già nemici in ben due conflitti nel settantennio precedente il 1939). L’esigenza di porre fine a conflitti per le risorse, nonché di impedire un riarmo segreto delle due potenze confinanti, da sempre in guerra tra loro, ha portato alla creazione, col Trattato di Parigi (1951), ad iniziativa dei politici francesi Jean Monnet e Robert Schuman, della Comunità economica del carbone e dell’acciaio. A tale comunità, autorità sovranazionale, parteciparono, sin dall’inizio, Italia, Francia, Germania Occidentale, Lussemburgo, Belgio e Paesi Bassi. L’obiettivo della nascente Comunità, come affermato da Robert Schuman nella nota dichiarazione del 9 maggio 1950, era fare in modo che «una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile». Allo scopo, i sei Paesi mettevano in comune le produzioni di queste due risorse, creandone un vero e proprio mercato comune, fondato sul principio di libera concorrenza: furono soppressi i diritti di dogana e le restrizioni quantitative che frenavano la libera circolazione di queste merci, nonché tutte le misure discriminatorie, aiuti o sovvenzioni accordati dai vari Stati alla propria produzione nazionale. Con i trattati di Roma del 25 marzo 1957 viene istituita la CEEA poi integrata nell’ Euratom (e adesso nell’UE) ad opera di un Trattato di integrazione degli esecutivi entrato in vigore il 1° gennaio 1967. Se tali iniziative internazionali consentivano alla Germania di tornare sulla scena europea quale partner con pari diritti, con la creazione di un mercato comune del carbone e del ferro (esteso più tardi al commercio dell’acciaio), si ponevano le basi per un futuro del tutto inaspettato. In particolare, attraverso il mercato interno nel quale merci, persone, servizi e capitali avrebbero potuto circolare liberamente (le c.d. “quattro libertà di circolazione”), si implementa un percorso di avvicinamento sconosciuto a livello internazionale. Nel 1989, tuttavia, il vecchio continente è segnato da profondi cambiamenti: con l’apertura all’occidente della frontiera ungherese e la caduta del muro di Berlino, l’unione Sovietica si dissolve (dicembre 1991), la Germania si riunifica e termina la guerra fredda. Tali avvenimenti sono quanto mai propizi: con il Trattato di Maastricht (1992) gli Stati aderenti hanno istituito l’Unione europea (UE). Oltre alle Comunità europee (ex CEE - ora CE – con Euratom e CECA), il c.d. primo pilastro, l’Unione implementa un secondo pilastro (politica estera e di sicurezza comune - PESC) e un terzo pilastro (rafforzamento della cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni - GAI)... (segue)



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