La comunicazione degli stress test (su requisiti patrimoniali delle banche sistemiche) e dell’AQR (concernente la revisione della qualità degli attivi), effettuata dalla BCE alla vigilia dell’entrata in vigore dell’SSM, si è rivelata catalizzatrice di tensioni, determinando ingiustificate reazioni delle autorità di controllo di alcuni Stati membri, poco propense ad accettare un giudizio che ne disapprova l’agere. Sono noti, infatti, per un verso, gli esiti dell’andamento borsistico, che in alcuni paesi (come l’Italia) hanno evidenziato significative differenziazioni (in negativo) rispetto ad altre «piazze» europee, per altro gli input reattivi degli organi nazionali di supervisione che forse hanno avvertito l’esigenza di giustificare l’adeguatezza delle ‘politiche di vigilanza’ dai medesimi seguite a fronte delle «bocciature» (subite da) di taluni enti creditizi. Per una compiuta valutazione del rilievo ascrivibile agli stress test è bene muovere dall’ identificazione della finalità cui sono preordinate le verifiche poste dalla BCE a fondamento dei propri giudizi sugli enti creditizi cd. sistemici. Viene, al riguardo, in considerazione l’esigenza di accertare la capacità di questi ultimi di far fronte alle intemperie di un’eventuale nuova crisi economica, inevitabile causa di ‘perdite’, come è dato riscontrare dalle gravi conseguenze della recente tempesta finanziaria abbattutasi su ampia parte del pianeta. Si è in presenza, dunque, di un esame orientato a «valutare lo stato di salute delle banche, dando conto di quelle che si trovano effettivamente in difficoltà»; esso è incentrato sulla misurazione dell’ ammontare del ‘capitale’ delle banche (i.e. dei mezzi monetari, a disposizione di queste ultime, utilizzabili per assorbire perdite improvvise), assunto a parametro di riferimento per l’identificazione della soglia critica di superamento dei rischi. Trattasi di un’analisi, peraltro, non circoscrivibile in termini esclusivamente quantitativi, in quanto risulta estesa a ricomprendere anche la qualità degli attivi degli enti in osservazione (l’AQR), cui in apertura si è fatto cenno. Le stime, per tal via, effettuate (riconducibili a calcoli percentuali nei quali le valutazioni riflettono un’ adeguata ponderazione dei rischi) consentono di pervenire alla compiuta individuazione degli incrementi di capitali che si rendono necessari per evitare situazioni di impasse in presenza di ipotizzabili, future crisi. Viene in tal modo attivato il cd. Comprehensive Assessment (CA), pilotato dalla BCE, che individua un importante passo verso la definizione di presupposti idonei all’attivazione del ‘Meccanismo unico di vigilanza’, in quanto tende alla realizzazione di condizioni positive, di asset patrimoniali solidi, che costituiscano una ‘punto di partenza’ uniforme per tutti gli istituti di rilevanza sistemica dell’Eurozona. Da qui lo stretto nesso tra l’esigenza di superare con esito favorevole gli stress test a carico di questi ultimi e la possibilità di una loro corretta adesione ai canoni di sana e prudente gestione che verranno indicati dall’autorità posta al vertice dell’SSM. Nel contempo, è indubbio che le valutazioni in parola assurgono a presupposto (e appaiono destinati a costituire parte integrante) degli accertamenti a base di una corretta applicazione degli strumenti di gestione e risoluzione delle crisi bancarie di cui alla direttiva BRRD (Bank Resolution and Recovery Directive) n. 59/2014/UE ed al regolamento n. 806/2014. Al riguardo, va tenuto presente che lo stesso regolatore europeo ha previsto il collegamento tra il Single Resolution Mechanism e le altre misure preordinate alla verifica della qualità degli attivi ovvero all’accertamento della capacità di resistenza degli enti creditizi di fronte a situazioni di difficoltà finanziaria, economica e patrimoniale. Come si è osservato in altra sede, è questo un profilo oggettivamente apprezzabile della riferibilità ad un unico centro di comando in materia bancaria e monetaria, cui consegue l’aspettativa di forme ottimali di supervisione (i.e. idonee a garantire la liquidità e la resilienza degli enti creditizi anche in periodi di stress di mercato). Alla luce di quanto precede appaiono giustificati i timori recentemente espressi da Angela Merkel, allorchè ha valutato la sfida affrontata dalla BCE nell’assumere l’onere di un valido check sulla salute di larga parte delle banche dell’eurozona; ciò, dovendosi aver riguardo al ‘rischio reputazionale’ cui detta autorità tecnica va incontro con le valutazioni in parola, rischio che - secondo l’attenta analisi del Premier tedesco - potrebbe incidere negativamente sulla «confidence of international markets in the European banking system»... (segue)
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