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Lo scorso 31 maggio i cittadini liguri si sono recati alle urne per eleggere il Presidente della Giunta regionale e per il rinnovo dell’Assemblea regionale. Lo stesso giorno si sono svolte sia le elezioni per il rinnovo dei presidenti e dei consigli di altre sei regioni a statuto ordinario (Umbria, Campania, Marche, Puglia, Toscana e Veneto), sia il turno annuale di elezioni amministrative che ha interessato 515 comuni. Circa 23 milioni di italiani si sono recati alle urne e, come di consueto, l’election day è stato un importante banco di prova sia per le forze politiche al Governo, sia per le forze politiche all’opposizione. In particolare, le elezioni liguri hanno rappresentato un’occasione per valutare l’esito della candidatura nelle file di Forza Italia di un fedelissimo di Berlusconi, Giovanni Toti, i risultati del Movimento 5 Stelle nella regione del suo leader Beppe Grillo e la tenuta del Partito democratico protagonista, proprio in Liguria, di una serie di vicissitudini interne che hanno portato alla candidatura di due aspiranti alla presidenza per il centrosinistra: Raffaella Paita e Luca Pastorino. A tal proposito è bene ricordare come lo scorso 11 gennaio si sono svolte le primarie del Partito Democratico per individuare il candidato alla presidenza della regione Ligure. Nonostante gli scandali che hanno portato all’annullamento da parte della Commissione garante del voto in 13 seggi, Raffaella Paita è risultata vincitrice sconfiggendo Sergio Cofferati. Tuttavia, l’insofferenza nei confronti del modo con cui si sono svolte le primarie ha spinto sia l’europarlamentare del Pd, sia il civatiano Luca Pastorino ad abbandonare il partito. Il Sindaco di Bagliasco, contestualmente alle dimissioni dal partito democratico, ha annunciato la sua candidatura a Presidente della regione Liguria, sostenuto dai cofferatiani e da Rete a Sinistra, che comprende Rifondazione, Sel, i Comunisti Italiani, Sinistra e lavoro e Lista Doria. Il centrodestra, invece, dopo il passo indietro del leghista Rixio, ha deciso di candidare un fedelissimo di Berlusconi, Giovanni Toti. A detta di molti, la situazione ligure sembrerebbe rispecchiare il sistema delle varie alleanze e delle conseguenti scissioni in atto all’interno dei partiti nazionali di destra e sinistra. La candidatura di Pastorino in Liguria, dunque, non solo rappresenterebbe l’emblema di una spaccatura anche a livello nazionale tra Pd renziano e sinistra democratica, ma dimostrerebbe come all’interno del partito ciascuno stia ormai giocando la sua partita. Certo è che tra primarie contestate e divisioni interne la vittoria del centrosinistra era tutt’altro che scontata e la vittoria del centrodestra potrebbe aprire nuovi scenari politici anche a livello nazionale, anche se a vincere è stato ancora una volta il partito dell’astensionismo... (segue)
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