Ammettiamolo: la bandiera europea non emoziona. Si è mai visto qualcuno fremere e sinceramente commuoversi di fronte a quel drappo blu con 12 stelle dorate? Le bandiere degli Stati nazionali, di quei 'dinosauri' giuridici le cui origini possono farsi risalire alla pace di Westfalia (1648),invece sì: riescono ancora ad emozionare (già solo alle Olimpiadi, ai campionati di calcio, etc.). Per secoli si era pronti a imbarcarsi su navi da guerra per l'orgoglio dell'Union Jack; a morire sui campi di battaglia per la bandiera della madre-patria: a Waterloo molti francesi, mentre venivano amputati, gridavano il nome dell'imperatore stringendo fra le mani 'quella' bandiera che riassumeva gli ideali di sé, della loro famiglia, del paese di provenienza, dello Stato per cui si stavano dissanguando. Il problema è capire il perché di questa differenza: l’emozione (viscerale) verso le bandiere nazionali e (siamo onesti) la freddezza verso il drappo blu. Sia chiaro, il retroterra della domanda non ha una finalità bellicista e guerrafondaia...Non è intendimento di chi scrive auspicare una guerra perché si muoia inneggiando alla bandiera europea, spero non vi siano sospetti! Il problema è un altro: cosa rappresenta la bandiera europea? Può la crisi dell'Europa esser legata alla freddezza verso la bandiera? Forse sì. Punto di partenza è indiscutibile: nell'inconscio collettivo, ormai, quella bandiera -al di là dell'uso di essa ogni 2 anni in un'eccentrica competizione golfistica- esprime un messaggio subliminale suadente (sistema sociale più o meno protettivo, una moneta-esperanto nei viaggi, un varco d'accesso facilitato nei transiti agli aeroporti e così via),ma chiaramente questo non basta per creare un'emozione, come pure non basta l'esistenza di una costituzione comune (trattato di Lisbona 2007/9). Osserviamo invece il destino degli Stati nazionali: la loro storia non si riduce ad una enumerazione di testi costituzionali; la storia degli Stati è in primo luogo la sedimentazione di una tavola di valori condivisi, tavola di valori necessaria per elaborare principi comuni, dai quali trovare le soluzioni ai problemi che di volta in volta sorgono. In parallelo, a livello europeo ci si lamenta degli 'egoismi' degli Stati membri, ciò equivale a dire che manca, quindi, una tavola di valori condivisi ed il problema dell'Europa entra così nella sua vera essenza, che non è contabile, ma culturale. Nell'assenza dei valori condivisi risiede l'assenza di emozione verso il drappo blu e ,quindi, l'assenza di risposte alle difficoltà nell'affrontare con categorie solide l'odierno problema dell'Europa: la criticità di questi anni non risiede tanto nel profilo tecnico del 3% (quanti sanno cosa significhi?...),bensì nella dimensione culturale. Quella dimensione culturale presente invece negli Stati nazionali... (segue)
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