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NUMERO 17 - 16/09/2015

 La partecipazione democratica al Transatlantic Trade and Investment Partnership

Tra gli arcana imperii dell’apparato democratico il segreto diplomatico è ritenuto «indispensabile […] non soltanto per giungere ad un trattato segreto ma anche per giungere ad un trattato qualsiasi». Come da molti sostenuto, le relazioni internazionali devono essere gestite in via esclusiva da un gruppo di esperti e di professionisti del settore anche al fine di sottrarle ai condizionamenti dell’opinione pubblica la quale – mossa più da fattori emotivi che da una valutazione razionale dei problemi – tende a supportare tesi tali da rendere un compromesso difficile o del tutto impossibile. Ora, nel XXI secolo, una simile opinione non sembra essere più così indiscussa. Il contesto globale nel quale le politiche pubbliche si inseriscono, che ha intrecciato inestricabilmente gli affari esteri con quelli interni ed europei, da un lato, e la società informatica in cui queste relazioni si sviluppano, dall’altro, sono alcuni dei fattori che permettono alla società civile di partecipare sempre più attivamente alle relazioni internazionali. A questa tendenza non sfugge nemmeno il Transatlantic Trade and Investment Partnership (d’ora innanzi: TTIP), l’accordo commerciale e per gli investimenti attualmente in via di negoziato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America volto a rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici per facilitare l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra i Paesi europei e il Nord America. Il primo round negoziale si è tenuto tra il 7 e il 12 luglio2013 a Washington, D.C... (segue)



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