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NUMERO 3 - 10/02/2016

 Il Diritto al cibo adeguato: quale ruolo per gli enti territoriali?

Il diritto al cibo, declinato come diritto al cibo adeguato evoca sia la questione della povertà e degli strumenti che l’ordinamento può (e deve) apprestare per contrastarla - ponendo in essere un insieme di strategie che si possono sviluppare tanto a livello nazionale, quanto a livello territoriale decentrato - sia la questione inerente la connessione con altri diritti, quali, in primis, il diritto alla salute, la libertà religiosa, o l’identità culturale. Il tema interseca, inoltre, le problematiche attinenti allo sviluppo sostenibile e alla tutela dell’ambiente che, per effetto dei cambiamenti climatici e della carenza di risorse, hanno modificato sensibilmente l’approccio all’agricoltura e, quindi alle fonti di produzione degli alimenti. Il diritto in parola, ha trovato un riconoscimento internazionale piuttosto consolidato, mentre, considerando il panorama nazionale, né la nostra Costituzione, né la nostra giurisprudenza costituzionale vi fanno alcuna menzione espressa, sebbene si siano offerti, in tempi relativamente recenti, spunti di riflessione densi di potenzialità. Inoltre, in diversi contesti regionali, anche sulla scia dell’opera di sensibilizzazione che ha accompagnato l’esposizione universale di quest’anno e l’approvazione della c.d. Carta di Milano, si fa sempre più marcata la sensibilità per le tematiche legate al cibo, sino a comportare l’introduzione di previsioni normative innovative che più o meno direttamente si prefiggono di fornire tutela effettiva al diritto al cibo adeguato... (segue)



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