I recenti interventi legislativi in materia di governo e tutela del territorio evidenziano una forte attenzione al tema del contenimento del consumo di suolo (si vedano le numerose leggi regionali sul punto, nonché, da ultimo, il disegno di legge C-2039 approvato alla Camera il 12 maggio 2016 ed ora al vaglio del Senato) il quale ha come aspetto connesso e speculare l’esigenza di valorizzare l’esistente per mezzo di tecniche di rigenerazione e riuso. Lo scritto intende concentrarsi sulla seconda delle componenti citate e dunque sulla rigenerazione. Uno degli aspetti centrali della politica legislativa è infatti quello attinente alla valorizzazione dell’esistente per mezzo dell’incentivazione del riuso e della rigenerazione urbana in luogo di interventi di impermeabilizzazione e/o di trasformazione di aree agricole in aree edificabili; la rigenerazione urbana è un processo ampio e complesso che ha ad oggetto la riduzione del consumo del suolo per mezzo del fare, ovvero attraverso la riorganizzazione del patrimonio edilizio esistente, la riqualificazione e recupero (anche funzionale) delle aree degradate e dismesse, la rivalutazione degli spazi pubblici e del verde urbano. In sostanza, siamo di fronte ad una scala gerarchica che mette all’apice gli interventi di rigenerazione, tesi a valorizzare il tessuto urbano esistente che diviene non più limite e vincolo per il pianificatore bensì oggetto della pianificazione medesima mediante interventi tesi al riuso, alla riqualificazione etc., e attraverso il ricorso a strumenti di premialità oltre che di interazione pubblico-privato. La politica di contenimento del consumo di suolo si muove non solo, quindi, all’interno di una logica limitativa (nel senso di cosa non si può fare) ma appunto positiva, tesa ad incentivare attività che valorizzino il tessuto urbanistico esistente come alternativa al consumo di nuove aree. Contenimento del consumo di suolo e valorizzazione dell’esistente sono due facce della stessa medaglia, aspetti connessi e complementari; per mezzo del fare (riutilizzo e riqualificazione dell’esistente) si conserva l’esistente evitando appunto utilizzo di nuove aree. La normativa che verrà citata nel corso dello scritto metterà in evidenza quanto affermato, evidenziando gli aspetti positivi ma anche talune criticità che sussistono all’interno di questo nuovo processo di pianificazione urbanistica; pianificazione che, secondo la nostra idea, assume rinnovata centralità anche per ciò che concerne gli aspetti conoscitivi e di integrazione con altri strumenti di mitigazione, premiali, di considerazioni di interessi paralleli. Ragionare in termini diversi significa infatti non tenere in considerazione il ruolo del potere pubblico e la sua funzione di garanzia di interessi fondamentali; in sostanza, la sua valenza protettiva della collettività e degli interessi generali... (segue)
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