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Il tema del rapporto tra concessioni di beni pubblici e tutela della concorrenza costituisce indubbiamente una delle possibili declinazioni del più ampio e complesso rapporto tra affidamento e certezza nel diritto, perlomeno secondo una certa prospettiva di analisi: ci si riferisce alla necessità di verificare se la p.A., nella scelta del contraente/concessionario, abbia l’obbligo di adottare delle procedure di selezione ispirate ai principi di trasparenza ed imparzialità prescritti in ambito europeo o se, invece, gli obblighi derivanti dal diritto dell’U.E. siano “recessivi” di fronte alle esigenze di tutela dell’affidamento del privato. Si tratta di un tema particolarmente attuale e delicato, non solo per i rilevanti interessi economici coinvolti, ma soprattutto per le possibili ripercussioni della recente sentenza della Corte di Giustizia U.E., sez. V, 14 luglio 2016, C-458/14 e C-67/15, Promoimpresa e Melis che ha “bocciato” la proroga delle concessioni demaniali marittime al 2020, prevista dal Governo nel 2012 (con il d.l. 30 dicembre 2009, n. 194, conv. in l. 26 febbraio 2010, n. 25), contestualmente all’assunzione dell’impegno a riordinare la materia: riordino che, come si vedrà infra, non è, però, ancora intervenuto. In proposito, recentemente uno studioso ha parlato di «sindrome di Lock Ness» dal nome del noto lago scozzese, dove il racconto vuole che si nasconda un mostro dalle sembianze preistoriche che, di tanto in tanto, riaffiora dalle acque; a testimonianza che la materia delle concessioni balneari è caratterizzata da un’alternanza di situazioni di placida calma seguite da periodi di allarmata tensione, che in breve tempo si riducono ad un nuovo periodo di serena calma. Il presente contributo si pone, quindi, l’obiettivo di verificare il modello fin qui adottato dal nostro ordinamento con riferimento all’istituto della concessione demaniale, con finalità turistico – ricreative, al fine di comprendere il grado di adeguamento del nostro sistema amministrativo ai principi imposti dal diritto U.E., in specie relativamente alla tutela della concorrenza ed alla parità di trattamento tra operatori del settore; senza trascurare alcuni modelli stranieri (come ad, es., il modello portoghese o quello spagnolo), che – nell’attuale fase di incertezza – potrebbero fornire proficui suggerimenti al legislatore nazionale in merito alle modifiche da introdurre nel nostro sistema, al fine di renderlo maggiormente funzionale ad una efficace gestione del demanio marittimo... (segue)
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