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FOCUS - Numero speciale 26/2016

 Crisi economica, decisioni finanziarie ed istituzioni democratiche nazionali. Considerazioni di sintesi

Sono molto grato della opportunità di prendere parte alle riflessioni scaturite dai risultati di ricerche così complesse ed approfondite, foriere di una serie di interessantissimi stimoli e spunti di analisi così diversi tra loro. Abbozzare una riflessione di sintesi a fronte di contributi così vari e tanto rilevanti è, d’altro canto, non semplice, ragione per cui ritengo di dovermi limitare ad alcune considerazioni di fondo ed alla prospettazione di spunti di ulteriore analisi e riflessione. I contributi di questa sezione sono raccolti sotto il titolo “Crisi economiche e impatto sulle istituzioni nazionali”, e sviluppano analisi dedicate ai diversi paesi dell’Area Euro - analisi, devo dire, molto dettagliate ed approfondite - dalle quali emerge, salvo il caso della Germania, un orientamento problematico abbastanza omogeneo. Vorrei anzitutto provare a elencare alcuni elementi comuni di queste analisi, per poi formulare delle osservazioni di sintesi che costituiranno un primo abbozzo di conclusione. Nel quadro tematico complessivo delle ricerche qui presentate le osservazioni che formulerò sono forse ovvie, ragione per cui l’utilità di esporle potrà rinvenirsi, forse, almeno nella pretesa intenzione di averle ricondotte ad un proprio ordine intrinseco. La riflessione muove, ovviamente, dalla attenzione posta sulle profonde trasformazioni istituzionali generate dalla recente crisi finanziaria. In tutti i contribuiti, con diverso peso e diversa prospettiva, l’analisi si è dislocata su un doppio livello: con l’attenzione rivolta, da un lato, ai rivolgimenti occorsi nell’ambito dei sistemi politici, dei regimi politici nazionali, i quali tutti hanno subito una profonda onda d’urto soprattutto sul piano della legittimazione popolare, con conseguenti profonde trasformazioni di sistema, generatrici di veri e propri rivolgimenti politici interni. Dall’altro lato gli studi presentano significative similitudini tematiche anche dal punto di vista delle trasformazioni dei sistemi istituzionali statali, con puntuali riferimenti ai processi politici, in primo luogo, ma anche agli elementi formali di importanti riforme istituzionali e, molto spesso, costituzionali. Quello che mi è parso cogliere più o meno in tutte le relazioni è una denuncia, anche se non nominalmente individuata come tale (salvo nel caso delle Grecia), di una sorta di Verfassungswandlung, cioè di una modifica materiale dei testi costituzionali, che vengono a trovarsi essenzialmente svuotati di significato. Il caso della Grecia è un caso a parte, ma andrebbe secondo me, assunto - per l’analisi della storia costituzionale recente - come paradigma, perché ha in qualche modo subito l’onda d’urto più accentuata, e quindi tutto quanto viene descritto negli altri sistemi ha, nel caso greco, il precipitato più evidente. Per questo credo sia utile segnalare il valore dei fenomeni indagati messo in evidenza nel sottotitolo del contributo di Afroditi Ioanna Marketou. L’autrice, in riferimento alla recente esperienza greca, ha impostato parte della sua riflessione inquadrandola tematicamente come “Domestic constitutional Story of the Euro Crisis”, paradigma analitico che potrebbe essere assunto come traccia tematica dell’intera Sezione del volume. Anche perché è proprio di questo ciò di cui, sostanzialmente, hanno scritto quasi tutti gli autori, guardando ciascuno alla propria specifica esperienza nazionale. In questo contesto problematico ciò che colpisce è l’utilizzo di una seconda espressione, fin dal sottotitolo del contributo, laddove viene fatto riferimento ad un fenomeno di vera e propria “constitutional deconstruction”. In questo rievocando, almeno dal punto di vista storico sostanziale, il paradigma della Verfassungswandlung già indicato come uno tra i baricentri delle analisi raccolte in questa sezione del volume. A voler scendere in maggiori dettagli, ciò che viene specificamente denunciato è una forte perdita di effettività degli strumenti giuridici attraverso i quali vive e funziona il sistema democratico instaurato dalle Costituzioni nazionali. Non tanto la democrazia in sé, i suoi valori, il riferimento ad essa quale parametro di orientamento dei principi costituzionali nazionali, quanto gli strumenti legali attraverso cui la democrazia si esprime, vive e si sostanzia in procedure di governo. Sono i suoi corollari giuridici ad essere stati sostanzialmente depotenziati nelle esperienze nazionali analizzate in questi studi. Fenomeno questo che, oltre la congiuntura ed i tempi della crisi finanziaria, diventa molto serio e grave, laddove si risolva in un esito permanente delle trasformazioni istituzionali in atto. In ciò il caso greco presenta una deriva più forte, nel rendere radicalmente stabili processi che, di norma, richiamano alla mente le sorti di un sistema costituzionale dopo una sconfitta bellica. Soprattutto guardando agli istituti di funzionamento della democrazia e della rappresentanza politica nonché alla resa, in termini di effettività, delle disposizioni costituzionali in materia di diritti sociali essenziali, l’impressione forte è quella della vera e propria sovrapposizione di un nuovo ordinamento a quello precedentemente vigente. Un sistema giuridico, cioè, che colonizza quello statale originario, ormai caduto in anomia. Un’anomia determinata, in questo caso, non dagli esiti di una guerra ma da un gravissimo crack finanziario. Si tratta di un’analisi finalizzata alla giustificazione dell’accaduto che non ha un intento legittimante. È la constatazione di una situazione di fatto che prescinde da intenti valutativi, salvo che per la pretesa di utilizzare una terminologia appropriata ed adeguatamente descrittiva della sostanza dei fenomeni. La dipendenza finanziaria da risorse provenienti dall’esterno di un Paese, per la propria stessa sopravvivenza, svuota certamente le istituzioni politiche di questo Paese da ogni legittimazione politica, depotenziando nei fatti il regime politico nazionale e, questo appare quindi ovvio, anche gli istituti della democrazia. Negli altri Paesi oggetto di analisi in questa occasione non si è giunti ad una situazione così grave in termini di perdita di effettività delle istituzioni della rappresentanza politica, però certamente si assiste anche in essi ad una vera e propria de-formalizzazione degli strumenti giuridici di governo, compreso il sistema delle fonti del diritto. Questa presa d’atto concorre a sostenere la correttezza delle analisi condotte, anche in relazione al costante riferimento al sistema delle fonti dell’Unione Europea ed all’interferenza di quel sistema sugli ordinamenti statali. Ed in effetti la denunciata de-formalizzazione del sistema degli atti normativi ha, tra gli altri, l’effetto di determinare la caduta del concetto stesso di sistema, aggirando le rigidità procedurali e le resistenze formali che sono a fondamento delle relazioni interordinamentali che governano i rapporti tra le fonti del diritto statale e le finti del diritto dell’UE... (segue)



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