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NUMERO 1 - 11/01/2017

 Il voto alle donne a settant'anni dal suffragio universale: le ragioni di un convegno

La Repubblica italiana ha appena compiuto 70 anni. E il suo atto di nascita porta un segno definito, quello della partecipazione collettiva ai processi decisionali con il conseguente allargamento delle basi di partecipazione dello Stato democratico. Dal 1946 si afferma progressivamente una nuova idea di cittadinanza fondata sul riconoscimento del diritto di voto. Una scelta coraggiosa, un segno indelebile nato nel cuore del secondo conflitto mondiale per proiettare una ritrovata comunità nazionale nelle sfide del nuovo mondo. E’ da questo tornante che i caratteri della nostra democrazia si definiscono e si affermano nell’itinerario difficile del lungo dopoguerra. Ci appare oggi un dato acquisito e condiviso eppure non è stato cosi allora. Allargare le basi significava invertire una direzione di marcia, cambiare rotta, cercare forme e strategie per far poggiare l’architettura istituzionale su una base solida, ampia, diffusa. Sono le strategie di una nuova cittadinanza che si afferma progressivamente e che ha due cardini di riferimento: il riconoscimento del diritto di voto per tutti e tutte e la definizione di un orizzonte possibile, quello di una democrazia inclusiva rafforzata dal potenziale coinvolgimento di nuovi settori della società. Si chiude così la lunga parabola di un percorso che aveva le sue premesse nei caratteri prevalenti del processo di nazionalizzazione e nei passaggi chiave della riunificazione geografica e politica della penisola: elite più o meno illuminate che guidano i processi storici espressione di una classe dirigente con un perimetro di appartenenze e compatibilità ben delineato. Si è discusso molto se il 2 giugno 1946 rappresentasse il punto di arrivo della crisi che porta il paese fuori dal fascismo e dalla guerra o il primo passo di un nuovo possibile cammino. Questa seconda chiave di lettura appare oggi più forte e vicina. I cittadini elettori sono i nuovi italiani, o comunque aspirano a poter entrare nell’agone di una democrazia partecipata, fondata su soggetti radicati e di massa (i partiti), segnata da un progressivo cammino di avvicinamento e coinvolgimento di chi è fuori dal recinto, escluso, ai margini di quel nuovo itinerario.  Un vero inizio poteva avvenire solo se lo scettro della decisione si fosse davvero abbassato verso il popolo incontrando aspiranti cittadini pronti a lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra e le terribili contraddizioni del ventennio. Non un passaggio scontato o neutrale, i fili di continuità nelle carriere e negli antichi vizi avranno in molti casi la meglio sulle spinte al cambiamento. Ma la svolta avviene in modo inequivocabile con l’esordio della democrazia di massa. La Repubblica si afferma. Il paese è ancora diviso, al sud la continuità dinastica prevale. Ma si può voltare pagina. Ne scrive a caldo un lucido protagonista come Piero Calamandrei commentando quel giorno di 70 anni fa: «La Repubblica italiana: non più un sogno romantico di cospiratori, un’immagine epica di poeti; non più una bandiera di ribellione e d’insurrezione. La Repubblica italiana: una realtà pacifica e giuridica scesa dall’empireo degli ideali nella concretezza terrena della storia, entrata senza sommossa e senza guerra civile nella pratica ordinaria della costituzione». In questo quadro il suffragio universale rappresenta il tassello principale della nuova impalcatura istituzionale. Per le donne (se si escludono le amministrative inaugurate con la tornata di marzo) il 2 giugno 1946 è il primo voto. Le italiane si recano per la prima volta alle urne, votano e sono elette (21 all’assemblea costituente). Il convegno ha messo a fuoco e analizzato diversi punti di vista: il cammino della partecipazione femminile e le strategie di cittadinanza, gli aspetti giuridici e le implicazioni del voto, le biografie di alcune protagoniste, il peso di quella cesura nella prospettiva del lungo dopoguerra italiano. Pensiamo sia un modo di guardare al passato ma anche una possibilità per ragionare delle sfide della democrazia contemporanea... (segue) 



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