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NUMERO 2 - 25/01/2017

 L'Italia dopo il referendum del 4 dicembre 2016: tra rischi di ritorno al passato, delegittimazione politica e prospettive future

Dopo l’esito ampiamente negativo del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso, con quasi il 60% di voti contrari alla riforma Renzi-Boschi, non appare facile definire il futuro scenario politico-istituzionale del nostro Paese. E’ certamente possibile, però, fare alcune osservazioni rispetto all’eredità che questo risultato, e la vicenda referendaria nel suo complesso, ci consegnano. In primo luogo, è indiscutibile il fatto che quella “manutenzione straordinaria” della Costituzione che avrebbe dovuto essere un passaggio necessario per il nostro sistema costituzionale, ha finito con il rappresentare - in conseguenza di un processo di identificazione tra riforma costituzionale e soggetti politici che l’avevano più fortemente sostenuta, e cioè maggioranza di governo e, soprattutto, Presidente del Consiglio - l’occasione di emersione di un disagio sociale ampiamente presente nel Paese. E’ logico quindi ritenere che la riforma non sia stata respinta dagli elettori nel referendum del 4 dicembre scorso per ragioni legate al merito. Quell’esito ha però contribuito a rendere evidente, una volta di più, un clima generale di malcontento e sfiducia nei confronti della politica, la distanza che separa gli elettori dagli eletti e dunque i cittadini dai partiti. Questo, ancora una volta, mi sembra il dato più significativo con il quale fare necessariamente i conti in questa fase post-referendaria, in particolare nell’affrontare il nodo più immediato da sciogliere e cioè la definizione di un nuovo sistema elettorale con il quale andare prossimamente alle urne... (segue)



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