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NUMERO 8 - 19/04/2017

 Le trasformazioni istituzionali a sessant'anni dai Trattati di Roma

Il titolo dato a questa succinta riflessione richiede un preliminare chiarimento. Le “istituzioni” delle cui trasformazioni si discorre possono essere romaniamente intese con riferimento alle organizzazioni viste nel loro insieme, allo Stato come pure all’Unione europea, quali oggi sono per effetto di un processo evolutivo che, per il primo, è plurisecolare e, per la seconda, ha più di sessant’anni di vita e che, peraltro, appare ad oggi essere complessivamente immaturo e incompiuto. Si può, però, anche fare riferimento ai mutamenti intervenuti con riguardo alle singole parti di cui le istituzioni stesse si compongono: potremmo dire alle “istituzioni delle… istituzioni”, avuto specifico riguardo agli spostamenti di potere registratisi in seno alla trama dalle stesse composta ed incessantemente rifatta e, perciò, agli equilibri soggetti a continuo rinnovamento che tra di esse si riscontrano per effetto degli spostamenti medesimi. È chiaro che queste ultime trasformazioni, una volta superata una certa soglia, possono ridondare e tradursi nelle prime, comportare cioè una trasformazione complessiva dell’ente di riferimento, fargli mutare volto, secondo quanto peraltro si tenterà di mostrare più avanti. È pur vero, però, che la complessiva vicenda dell’ente può svolgersi nel segno di una sostanziale continuità, pur dandosi trasformazioni istituzionali al suo interno di non secondario rilievo. In questo studio, ad ogni buon conto, mi soffermo specificamente sulle trasformazioni della seconda specie e lascio sullo sfondo quelle della prima, delle quali dovrei dire con particolare riguardo all’Unione più che allo Stato, dal momento che l’ordinamento dell’una è ancora in progress, in via di integrazione, mentre quello dell’altro ha già raggiunto una compiuta integrazione ed una sua complessiva fisionomia, pur andando ovviamente soggetto a mai finita evoluzione. D’altro canto, le tappe principali che hanno portato dapprima alla unificazione delle tre Comunità e poi al passaggio dalla Comunità all’Unione sono state ampiamente descritte in molti studi e non credo che gioverebbe qui far luogo all’ennesimo racconto. Anche lo Stato ha attraversato momenti in cui la sua evoluzione istituzionale è stata particolarmente rimarcata in relazione a certi fatti di rilievo politico aventi speciale rilievo; e basti solo, al riguardo, rammentare ciò che ha rappresentato per la vita delle nostre istituzioni e, prima ancora, del sistema politico sottostante la vicenda di Tangentopoli. Giudico, però, del tutto impropria, dal punto di vista del diritto costituzionale, l’etichetta di “seconda Repubblica” da molti data alla svolta segnata da questa vicenda. In ogni caso, senza riprendere ora una questione assai vessata, che da sola richiederebbe un’analisi estesa ed approfondita ad essa specificamente dedicata, non credo che rientri nelle finalità del nostro incontro di oggi indugiare su questa vicenda e farne oggetto di una pur rapida riflessione. A me pare, infatti, che la prospettiva maggiormente feconda dalla quale riguardare alle trasformazioni istituzionali – come ci viene peraltro suggerito dal titolo dato all’incontro stesso – sia quella che induce a soffermarsi sul modo con cui esse sono venute a condizionarsi a vicenda. Si tratta, cioè, di chiedersi se ed in che misura vicende maturate in seno all’Unione hanno avuto la radice da cui si sono alimentate (e si alimentano) in fatti che hanno avuto la loro origine negli Stati, e viceversa; e si tratta altresì di chiedersi se il flusso di suggestioni ed indicazioni è stato (ed è) maggiore nel verso ascendente ovvero in quello discendente e quali ne sono stati i fattori determinanti. Non è facile far luogo a tutte queste verifiche e tentare di dare una risposta complessivamente appagante ai quesiti che in occasione del loro svolgimento si pongono... (segue)



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