Il tema della responsabilità per l’ambiente appare oggi quanto mai attuale anche a motivo di tre fatti rilevanti che negli ultimi tempi hanno richiamato l’attenzione mondiale, accrescendo la sensibilità per il tema: il primo è sicuramente l’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, del maggio 2015. Il secondo è la Carta di Milano, considerata l’eredità culturale di Expo Milano 2015 e che si è posta l’obiettivo di nutrire una popolazione in costante crescita, senza danneggiare l’ambiente, al fine di preservare le risorse anche per le generazioni future. Il terzo è l’Accordo di Parigi sul clima, considerato il maggior successo delle Nazioni Unite e il più importante accordo multilaterale del XXI secolo. Su questi ultimi due eventi l’Enciclica ha esercitato un’influenza notevole. Preliminarmente sembra opportuno dar conto della scelta di riflettere sul tema in termini di «responsabilità ambientale». Si tratta di un’espressione ampia e inclusiva, in grado di riferirsi in chiave di dover essere, e quindi in chiave etica e giuridica, ai comportamenti dei singoli, delle imprese e delle istituzioni pubbliche, nella consapevolezza del carattere interdisciplinare della questione e della difficoltà definitoria del c.d. diritto dell’ambiente. Allo stesso tempo la «responsabilità ambientale» è un’espressione concreta, perché focalizza l’attenzione sul versante dei doveri dei singoli e delle istituzioni, nella consapevolezza che il diritto soggettivo all’ambiente salubre è invece una prospettiva insoddisfacente, sia in relazione alle esigenze di tutela degli interessi collettivi, sia rispetto ad altre esigenze, come il lavoro e lo sviluppo. In tal modo si include, oltre al tema del rapporto fra l’uomo e la natura con le sue risorse e i suoi equilibri anche climatici, anche quello della responsabilità per le generazioni future, inteso pure come «amore per i lontani», che non manca di trovare riscontri nel diritto positivo. La «responsabilità ambientale», infine, esprime bene la prospettiva costituzionale della questione, che integra i diritti inviolabili coi doveri inderogabili, secondo la vocazione solidaristica del personalismo espressa dall’art. 2 Cost., che reclama in questo caso un equilibrio fra sviluppo economico, sviluppo sociale e protezione ambientale. Equilibrio sintetizzato nel concetto di sviluppo sostenibile. La riflessione etica e prima ancora metafisica sul rapporto fra l’uomo e la natura precede comunque quella giuridica. Non vi è sistema che non si sia confrontato con questo tema, fin dalle origini della storia del pensiero nella Grecia antica, sebbene ciò sia avvenuto in termini di cosmologia più che di ecologia. Ossia con l’obiettivo non solo di spiegare la costituzione fondamentale dei corpi, la ragione della loro individuazione e le condizioni del loro esistere, ma anche l’origine prima e il fine ultimo del mondo materiale. É evidente infatti che la riflessione sulla natura in quanto realtà non prodotta dall’uomo conduce ad interrogarsi sull’origine e sull’Autore della realtà e quindi sul «creato». Ed è significativo, nella prospettiva ormai cristiana, il titolo stesso del Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi cui si ispira la recente Enciclica, che esprime un rapporto di lode e riconoscenza della creatura verso il Creatore. Si tratta fra l’altro del primo testo poetico della letteratura italiana. Quanto alla valenza giuridica della responsabilità ambientale, questa è più recente, perché si è profilata in conseguenza del fenomeno del deterioramento dell’ambiente e dell’emergenza che ne è derivata. Di conseguenza solo negli ultimi decenni le diverse fattispecie di tutela sono confluite in un sistema e sono divenute di interesse giuridico, con propri principi, situazioni soggettive protette e con apposite organizzazioni amministrative. Ciò non è in contraddizione con la prospettazione costituzionale del tema. Sarebbe infatti un errore metodologico condizionare questa possibilità al riscontro di espliciti riferimenti nei testi costituzionali del Dopoguerra... (segue)
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