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Il tema oggetto delle riflessioni che seguono rende necessaria una premessa di carattere generale, se pure non esaustiva, sulla politica europea di coesione economica sociale e territoriale e sulla programmazione europea. Nel Rapporto presentato nel 1989 dal Comitato presieduto da Jacques Delors, Presidente della Commissione Europea, si legge: “...l’esperienza storica suggerisce che in assenza di politiche di riequilibrio, l’impatto complessivo dell’integrazione economica sulle regioni periferiche potrebbe essere negativo. ... L’unione economica e monetaria dovrebbe incoraggiare e guidare gli aggiustamenti strutturali che possono aiutare le regioni povere a ridurre le distanze da quelle più ricche”. Il Rapporto rappresenta una momento fondamentale poiché la posizione in esso assunta consentirà di riconoscere, a partire dal Trattato di Maastricht, la politica di coesione come una delle politiche prioritarie, tanto è vero che essa figurerà da allora in poi tra gli scopi dell’Unione. Basti a tal proposito rammentare l’art. 3, co. 3, terzo cpv. del Trattato sull’Unione Europea (di seguito TUE) in cui espressamente viene dichiarato che l’Unione “promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri”. E ciò emerge con chiarezza dalla lettura dell’art. 174 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (di seguito TFUE), poiché in esso viene sottolineato il ruolo cardine di tale politica per lo sviluppo armonioso dell’insieme dell’Unione che, muovendosi sui binari tracciati dal Rapporto Delors del 1989, può essere raggiunto riducendo “il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite”. L’affermazione contenuta nell’art. 174 riguardo la centralità della politica di coesione si traduce, poi, nella sua capacità di incidere sia sulle politiche economiche dei singoli Stati membri (“Gli Stati membri conducono la loro politica economica e la coordinano anche al fine di raggiungere gli obiettivi dell’articolo 174”, art. 175, co. 1, primo cpv.) sia, ed anzi soprattutto, sull’elaborazione e l’attuazione di tutte le politiche dell’Unione Europea, ivi compresa l’attuazione del mercato interno, che deve tener conto anch’essa degli obiettivi di cui all’art. 174. Proprio per l’ampiezza degli interventi, gli strumenti finanziari a sostegno della politica di coesione economica sociale e territoriale sono, come si vedrà, molteplici e di natura diversa (fondi a finalità strutturale; Banca europea per gli investimenti nonché, dice l’art. 175 TFUE, “gli altri strumenti finanziari esistenti”), tanto è vero che, per i fondi a finalità strutturale, è lo stesso Trattato a sottolineare la necessità che una fonte normativa ne disciplini i compiti, gli obiettivi prioritari e l’organizzazione, nonché le disposizioni per garantire l’efficacia e il coordinamento tra i fondi strutturali tra loro e con gli altri strumenti finanziari esistenti. La centralità e la molteplicità degli obiettivi e la capacità di incidere su tutte le politiche dell’Unione fanno sì che gli obiettivi dell’UE siano in sostanza gli obiettivi della politica di coesione e che quest’ultima sia parte fondamentale della programmazione strategica dell’Unione Europea. Ed è proprio il principio della programmazione a governare gli strumenti finanziari a sostegno della coesione. Si legge all’art. 2 del Regolamento generale sui fondi (Regolamento 2013/1303): “«programmazione»: l'iter organizzativo, decisionale e di ripartizione delle risorse finanziarie in più fasi, con il coinvolgimento dei partner conformemente all'articolo 5, finalizzato all'attuazione, su base pluriennale, dell'azione congiunta dell'Unione e degli Stati membri per realizzare gli obiettivi della strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. E’ dunque evidente lo schema logico seguito dal Legislatore europeo (primario e secondario): individuazione degli obiettivi strategici dell’Unione, approvazione dei documenti finanziari, approvazione dei regolamenti che fissano i compiti e gli obiettivi prioritari degli strumenti finanziari con riferimento agli obiettivi strategici prefissati, programmazione su base nazionale e regionale. Traducendo questo schema nella pratica, è possibile concludere che la programmazione europea 2014-2020 a sostegno della politica di coesione economica sociale e territoriale si fonda sulla strategia di Europa 2020 e, dunque, concorre al raggiungimento delle tre priorità (crescita intelligente, crescita sostenibile e crescita inclusiva) e dei cinque obiettivi (1. Occupazione, 2. Ricerca e Innovazione, 3. Cambiamenti climatici e sostenibilità energetica, 4. Istruzione, 5. Integrazione sociale e Riduzione della povertà)... (segue)
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