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NUMERO 18 - 27/09/2017

 La tutela del risparmio in Italia, tra crisi sistemiche e aiuti di Stato

L’estate del 2007 segna il punto di partenza della grande crisi finanziaria che, partendo dagli Stati Uniti, ha riversato gran parte dei propri effetti su tutta l’Unione europea, con le conseguenze che oggi ben conosciamo. Le prime distorsioni si verificarono negli anni settanta del novecento nel mercato interbancario statunitense e in quello delle asset backed securities (Abs), emesse nell’ambito di operazioni di cartolarizzazione, attraverso le quali un blocco di crediti è ceduto a società, diverse dagli istituti bancari e costituite esclusivamente allo scopo di veicolare le attività finanziarie cedute da terzi, che prendono il nome di Special purpose vehicle (Spv) e che emettono titoli il cui rimborso è legato ai flussi derivati dai crediti. La diffusione delle cartolarizzazioni consentì agli operatori del mercato mobiliare la possibilità di scaricare il rischio creditizio sul mercato, inducendo gli operatori bancari a mettere in pratica attività gestionali poco prudenti: l’assenza di controlli sul merito creditizio e la scarsa trasparenza delle operazioni hanno consentito l’emissione di mutui il cui rischio di mancato pagamento delle rate di rimborso era molto elevato. In seguito alla caduta dei prezzi delle case, le difficoltà connesse al recupero dei mutui hanno portato a profonde asimmetrie informative nei mercati relativamente al valore dei titoli derivanti dalle cartolarizzazioni, in quanto potevano essere oggetto di nuove operazioni di cartolarizzazione, rendendo difficile la loro valutazione man mano che si allontanavano dagli iniziali crediti cartolarizzati e generando così incertezze critiche a causa del circolo vizioso di prodotti finanziari creatosi. Le incertezze ed i problemi connessi alle cartolarizzazioni hanno affetto il mercato interbancario ad esse connesso, portando con sé la connessa corsa al ritiro dei depositi da parte dei correntisti: la crisi di liquidità così manifestatasi ha avuto come protagonista principale, nel settembre del 2007, la banca inglese Northern Rock cui fece seguito, nel marzo 2008, un’altra istituzione finanziaria statunitense come la Bear Stearns. Il mercato bancario americano risentì profondamente della crisi le cui ripercussioni, dall’estate 2008, divennero sistemiche: le agenzie finanziarie Fannie Mae Freddie Mac, data ormai l’impossibilità di solvenza dei propri debitori subprime, vennero nazionalizzate dal Governo statunitense; contemporaneamente, la banca di investimento Merryll Lynch venne acquisita dalla Bank of America e, successivamente, la società di servizi finanziari Lehman Brothers rese nota la propria situazione di illiquidità.  Per quest’ultima banca di investimento non vi furono interventi pubblici speciali a sostegno delle proprie attività, dato che il Dipartimento del Tesoro statunitense scelse di sottoporla alla procedura prevista dal Chapter 11 della legge fallimentare americana. Sfortunatamente per molti, ciò portò al crollo della Borsa ed alla paralisi dell’industria interbancaria. La crisi si è propagata al continente europeo sul finire del 2009, con particolare intensità concentrata tra Grecia, Irlanda e Portogallo, ossia in quei Paesi in cui la crescita esponenziale del debito pubblico ha impedito loro l’accesso al mercato dei titoli aumentando, conseguentemente, il differenziale spread tra tassi di interesse sui titoli dei tre Stati e la Germania, considerata dai mercati come Paese tra i più affidabili. La Grecia ne ha risentito in modo decisamente più intenso, data la spirale altamente negativa dovuta al declassamento dei sui titoli a junk bonds; per questo motivo, i Paesi appartenenti all’Eurozona hanno accordato, insieme al Fondo Monetario Internazionale, un sostegno finanziario ammontante a 240 miliardi di euro, diviso in due tranche tra il maggio 2010 e l’ottobre 2011, con l’impegno da parte del Governo greco di dare corso a dure misure di austerità economica per tentare di ristrutturare il pesante debito pubblico e per rientrare nei parametri derivanti dalle regole europee. Ulteriori interventi da parte delle autorità europee si sono, successivamente, resi necessari per Irlanda, Portogallo e Spagna mentre, per quanto riguarda l’Italia, nonostante le incertezze sul mercato dei titoli, l’intervento pubblico europeo in favore delle proprie istituzioni finanziarie non si rese necessario... (segue) 



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