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NUMERO 9 - 25/04/2018

 Lo Stato sociale come strumento di contrasto alle devianze giovanili

Lo scorso mese di ottobre il Ministero dell’Istruzione ha definito, nell’ambito del «Piano nazionale per l’educazione al rispetto», le nuove «linee di orientamento» per la lotta al bullismo elettronico in ambito scolastico. Si è data così attuazione ad una delle previsioni più significative della legge 29 maggio 2017, n. 71 (c.d. “Legge Ferrara”), recante per l’appunto «Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo» ed entrata in vigore nel giugno del medesimo anno. Il provvedimento, approvato dalla Camera in quarta lettura al termine di un iter parlamentare piuttosto travagliato, ha colmato quella che, sull’onda dell’emozione provocata da alcuni drammatici fatti di cronaca, era stata additata sempre più spesso come un’intollerabile lacuna; ciò malgrado, tanto il testo attuale quanto la sua versione precedente (che abbracciava anche il contrasto al bullismo off-line) non hanno mancato di suscitare perplessità presso alcuni studiosi, come riportato anche da diversi organi di stampa. Naturalmente, resta ancora da verificare se il nuovo strumento normativo basterà o meno a fornire un ausilio concreto alla giurisprudenza, ponendo fine ad un periodo in cui, dinanzi ad un fenomeno criminologico, per così dire, proteiforme, essa si è dovuta impegnare in frequenti sforzi definitori. Sforzi che, se da un canto hanno portato ad esiti processuali fisiologicamente diversi per ciascun caso, dall’altro non sono comunque valsi ad illuminare una volta per tutte gli esatti confini del concetto in questione, col rischio di dar vita ad una «giustizia a macchia di leopardo» incompatibile, com’è stato osservato, con i principi fondamentali di uguaglianza formale, riserva di legge in materia penale ed effettività della tutela giurisdizionale… (segue)



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