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NUMERO 11 - 23/05/2018

 Le prospettive del controllo parlamentare nella recente attività del COPASIR

Il concreto sviluppo dell'operato del Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica (Copasir), durante la XVII legislatura, può rappresentare un'utile cartina di tornasole per interrogarsi sulla dimensione del potere di controllo che, attraverso questo specifico organo, viene esercitato dal Parlamento. Lo sfondo degli eventi interni ed internazionali che si è venuta a strutturare negli ultimi anni ha determinato un'oggettiva accentuazione della domanda di protezione e di sicurezza avvertita e percepita in primo luogo da sempre più larghi strati della società e, quindi, di riflesso, elaborata dagli attori istituzionali e politici chiamati a reagire ad un'esigenza così impellente. Da un punto di vista storico è indubbio che l'intensificazione dell'aggressione terroristica di stampo jihadista che ha visto il continente europeo come infausto palcoscenico abbia costituito l'impulso che ha posto di recente i Parlamenti nazionali di fronte ad una duplice necessità: da un parte, adeguare, potenziare o innovare la legislazione di contrasto allo scopo di arginare e depotenziare l'impatto delle azioni terroristiche, approntando per i diversi operatori delle forze di polizia e di sicurezza e per la magistratura un arsenale di risposta e di reazione; dall'altra ed in misura speculare, individuare un necessario punto di equilibrio tra il potenziamento di misure normative ed operative più severe e la salvaguardia del patrimonio di libertà e di diritti iscritto nelle carte costituzionali e nei valori fondativi delle società aperte e democratiche.  Nella realizzazione di questo delicato ed ineludibile compromesso la sicurezza resta legata in maniera indissolubile alla sfera dei diritti e delle libertà fondamentali: sicurezza dei diritti e diritto alla sicurezza rappresentano infatti due facce complementari, una presupposto dell'altro. L'irrompere sulla scena contemporanea di nuove forme di terrorismo internazionale - globali, ibride ed asimmetriche e, proprio in ragione di ciò, non sempre facilmente arginabili in modo preventivo - ha quindi posto al centro dell'agenda la questione della protezione delle democrazie e del nucleo dei valori che le animano. L'imperativo securitario, tuttavia, non può essere assecondato in senso acritico, ma impone di essere mediato e meditato da una gamma di controlli che, se investe gli organi giurisdizionali, non può fare a meno di chiamare in causa, in uno sforzo di continui adattamenti ed aggiornamenti, il Parlamento, come istituzione suprema della rappresentanza democratica, a garanzia della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. Il Parlamento italiano - nell'ambito delle competenze riservate ed all'interno di una filiera istituzionale che investe il potere esecutivo nelle sue diverse e distinte componenti (a partire dal comparto della sicurezza) e l'azione degli organi requirenti e giudicanti - può rivendicare con qualche titolo di aver tracciato un percorso virtuoso all'interno del quale si è contraddistinto il Copasir. In particolare, il Comitato, nell'effettivo dipanarsi della sua attività, si è rivelato organo di cerniera e cinghia di trasmissione affinché potesse realizzarsi - nel metodo e nel merito - la mediazione tra le diverse esigenze richiamate; in tale ottica, il Copasir si è presentato come una sede di dialogo e camera di compensazione e di verifica tra il Parlamento legislatore e le richieste dei diversi attori chiamati ad intervenire sul piano della lotta al terrorismo internazionale. Il risultato complessivo di questa azione congiunta è che l'ordinamento interno si è avvalso finora di soluzioni e strumenti di carattere ordinario rispetto ad altre opzioni che avrebbero potuto privilegiare il ricorso allo stato di eccezionalità e di emergenza ed alla necessità di conseguenti poteri straordinari. Le azioni terroristiche che si sono susseguite - con modalità imprevedibili ed in un lasso di tempo circoscritto - hanno inevitabilmente creato un impatto sull'opinione pubblica che ha indotto i legislatori dei Paesi interessati a predisporre risposte di immediata percezione ed applicazione: l'ordinamento italiano ha operato all'interno di questa tendenza generale, traendo insegnamento anche da alcuni momenti drammatici della storia dell’Italia repubblicana che ha conosciuto e combattuto forme aggressive di terrorismo. Il generalizzato incremento dei poteri azionabili da parte degli apparati di sicurezza non è tuttavia immune dal rischio di innescare, quale pericoloso effetto collaterale, una compressione dei diritti individuali e delle libertà fondamentali, oltre ad un possibile arretramento dei valori e dei principi dello Stato di diritto e della legalità costituzionale. Alcune tipologie di misure criminal-repressive richiedono infatti una attenta ponderazione: in primo luogo, l'adozione di talune norme incriminatrici penali che anticipano la soglia di punibilità o che presuppongono definizioni delle condotte punibili dai contorni indefiniti rischiano di porsi in contrasto con i principi di tassatività e di determinatezza o di contribuire ad una forte restrizione della libertà di movimento e di viaggio. In secondo luogo, sono da considerare le misure che contrastano forme di reclutamento che avvengono via web: se è innegabile che lo spazio digitale è uno dei principali vettori di incitamento, propaganda e reclutamento della cosiddetta galassia jihadista, occorre pure riconoscere che è in gioco l'effettivo esercizio del diritto alla libertà di espressione e di informazione… (segue)



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