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NUMERO 13 - 20/06/2018

 Profili di organizzazione e di evidenza pubblica del sistema di accoglienza

Il fenomeno dell’immigrazione è uno dei grandi temi dell’attuale dibattito culturale e investe differenti settori: sociale, politico, giuridico ed economico. Gli eventi migratori hanno evidentemente una drammatica connotazione umanitaria, poiché masse di persone sono costrette a lasciare i propri Paesi di origine per motivi legati a condizioni di grave emarginazione e povertà, dovute a fattori economici, politici e religiosi e i Paesi destinati ad accogliere numeri cospicui di migranti devono affrontare a loro volta problemi e scelte molto complessi perché in costante tensione fra l’esigenza del rispetto dei principi di solidarietà umana e, quindi, dei diritti fondamentali di ogni persona, e l’esigenza di tutelare la sicurezza pubblica e di costruire sistemi di accoglienza e integrazione sostenibili dal punto di vista sociale ed economico. Questa tensione è particolarmente sentita in Italia che, dopo essere stata a lungo un Paese di emigrazione, era diventata punto di arrivo per un cospicuo numero di stranieri che, per motivi politici o economici, sperano di trovare al di fuori della propria nazione condizioni di vita più dignitose. Tuttavia, la forte crisi la ha gradualmente trasformata in un punto di partenza degli immigrati verso la più florida Europa del Nord, anche in considerazione delle sue peculiari caratteristiche geomorfologiche che la rendono uno snodo fondamentale dei processi migratori verso altri Paesi. La sfavorevole congiuntura economica, quindi, ha modificato la composizione dell’immigrazione verso le nostre regioni (e, più in particolare, verso le nostre coste): vi sono infatti sempre meno ingressi qualificati di lavoratori stagionali o lavoratori stranieri con permesso di soggiorno conseguito in un altro Stato dell’UE; al loro posto, giungono, invece, in sempre maggiore quantità, - oltre ai suddetti migranti in transito verso Paesi europei economicamente più floridi - uomini, donne e bambini in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni in corso nei rispettivi Paesi di origine e in cerca di protezione internazionale, nonché, in termini più generali, spinti a lasciare tali Paesi in cerca di "miglior fortuna". Da quanto appena affermato si può dedurre che il fenomeno è particolarmente complesso: le differenti ragioni che causano i fenomeni migratori comportano che, dietro la generica e onnicomprensiva definizione “migrante”, si nasconde un’ampia eterogeneità di status giuridici, nonché una vasta gamma di diritti ad essi associati. Occorre, infatti, distinguere i migranti “economici”, gli immigrati che arrivano per ricongiungimento familiare, quelli irregolari e, in ultimo, i rifugiati e i migranti c.d. “forzati”, ovvero i richiedenti asilo che, pur non avendo diritto allo status di rifugiati, sono costretti a lasciare il proprio Paese, i quali possono essere a loro volta distinti in titolari di protezione sussidiaria e titolari di protezione umanitaria. Tali distinzioni, se chiare dal punto di vista teorico, non sempre appaiono per vero così nette dal punto di vista pratico, in quanto non è sempre facile inquadrare gli stranieri che giungono sul nostro territorio entro le citate tipologie, soprattutto nelle fasi di primo soccorso. Il presente contributo si propone di ricostruire l’attuale sistema dei centri di assistenza e di accoglienza dei migranti, sottolineandone le principali criticità a livello organizzativo e gestionale ed evidenziando gli strumenti che potrebbero rivelarsi più adatti alla loro risoluzione per vie sempre meno straordinarie, mediante una più attenta e consapevole programmazione delle procedure volte all’affidamento di tali servizi sociali e dei connessi contratti pubblici. La tematica degli accessi e del controllo dei migranti, ivi comprese le misure attinenti alle garanzie di sicurezza pubblica nella fase di prima assistenza e di identificazione, è oggi una delle questioni politiche e sociali di più scottante attualità, ma il presente studio si limiterà ad analizzare l’attuale sistema organizzativo nella duplice modalità emergenziale/straordinaria (tuttora, come si vedrà, prevalente) e programmata/ordinaria (ad oggi astrattamente disciplinata, ma in concreto molto poco attuata), concentrando l’attenzione principalmente sulle tematiche relative alla tutela e all’integrazione degli stranieri nella seconda fase di accoglienza, nonché al rispetto del principio della concorrenza nelle procedure di  affidamento dei relativi servizi. Quali che saranno le decisioni assunte in ordine alle politiche di accesso, è invero comunque indubbio l’interesse a esaminare il fenomeno sotto il profilo del diritto amministrativo con specifico riferimento all’organizzazione e gestione del sistema di accoglienza almeno sotto due profili: l’organizzazione di un servizio sociale (di assistenza e di potenziale integrazione); il rispetto delle regole di evidenza pubblica per gli appalti di forniture, servizi e lavori a tal fine necessari. I pilastri fondamentali della gestione del fenomeno migratorio per i Paesi di approdo sono quelli dell’identificazione, dell’accoglienza e dell’integrazione… (segue)



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