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L’ordinanza di cui si discute mi lascia perplesso, per diversi motivi. Dico subito che ciò che mi lascia perplesso non è la valutazione delle norme sul potere disciplinare dei notai (ritengo anzi che, su questo punto, il legislatore abbia adottato un testo sbilanciato e che l’Autorità abbia molte buone ragioni dalla sua parte; anche se, a mio avviso, è possibile seguire la strada dell’interpretazione filocostituzionale e filoeuropea). Ometto poi di considerare la parte della motivazione volta a dimostrare che le regole organizzative e procedimentali dell’Autorità attribuiscono a questa le caratteristiche di indipendenza e terzietà che sono proprie della funzione giurisdizionale. Alcuni passaggi del ragionamento possono suscitare dubbi; ma, anche a consentire su questa parte della decisione dell’Autorità, rimangono altre ragioni critiche di fondo. In primo luogo si deve segnalare che il vincolo del diritto europeo, che l’Autorità in qualche modo richiama a sostegno della sua decisione, imponeva di tenere conto anche dei precedenti della Corte di Giustizia riguardanti la “natura” dell’autorità antitrust: la sentenza Syfait (Corte Giust., Grande Sez., 31 maggio 2005, C-53/03) ha negato all’Autorità antitrust greca la legittimazione a richiedere una pronuncia pregiudiziale ex art. 267 TFUE (a quel tempo 234 TCE) in quanto la stessa non è un “organo giurisdizionale”. Tale natura è stata negata non solo perché l’autorità antitrust nazionale greca è soggetta ad un certo controllo da parte di quel Ministero dello Sviluppo economico, ma anche perché l’Autorità greca, come tutte le autorità nazionali, è inserita nella rete di autorità coordinata dalla Commissione (che è un organo amministrativo ed ha il potere di avocare a sé singoli procedimenti). Quest’ultima ragione vale anche per l’autorità italiana e mi sembra che non possa essere agevolmente superata… (segue)
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