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NUMERO 16 - 01/08/2018

 Sapere giuridico come ricerca scientifica

Sono particolarmente lieto di portare il saluto e gli auguri del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nella mia qualità di Vicepresidente, a questo importante convegno e, soprattutto, ai quindici anni di attività della rivista Federalismi. it. Rivista, peraltro, del cui comitato di direzione faccio parte sin dall’inizio, grazie alla ospitalità di Beniamino, e quindi ne ho potuto seguire l’evoluzione e il progresso, restando ammirato, lasciatemelo dire, per la capacità di organizzazione di un quindicinale online, che ha rappresentato, in questo quindicennio, un punto di riferimento per gli studiosi delle scienze giuridiche e non solo. Sul punto, mi permetterete di aggiungere il mio plauso alla Rivista, che è di diritto pubblico italiano, comparato ed europeo – come recita il sottotitolo – anche nella mia qualità di Presidente dell’Associazione di Diritto Pubblico Comparato ed Europeo (DPCE), e quindi a nome di tutti gli studiosi comparatisti, che nella Rivista hanno, abbiamo, sempre trovato moltissimi spunti e stimoli per le nostre ricerche e i nostri studi. Mi fa piacere che il CNR, per il mio tramite, sia presente a questa manifestazione. Vedete, il CNR, che è il maggiore ente di ricerca del Paese (con oltre cento istituti di ricerca e quasi diecimila dipendenti, la gran parte ricercatori e tecnologi), non ha più quella missione, risalente al tempo in cui c’erano i Comitati per le varie scienze (come non ricordare, per esempio, l’importante e benefica attività del Comitato per le scienze giuridiche?), di organizzare la ricerca scientifica in Italia con numerose iniziative, che andavano dall’istituzione di centri di ricerca, alla fondazione dei laboratori per le scienze dure, ai finanziamenti per i progetti di ricerca e per le borse di studio per l’Italia e l’estero, ai contributi finanziari per la pubblicazione di libri e riviste, e molto altro ancora. Oggi ha assunto una vocazione di carattere propulsivo rispetto alle attività di ricerca anziché finanziario. Quindi, non già compiti di grande “elemosiniere” per sovvenzionare le iniziative di ricerca, ma quelli di controllore e di promotore della ricerca stessa, soprattutto per mantenere o in certi casi per portare la cultura scientifica italiana a livello internazionale, per imporre una sua immagine all’estero, per liberarla da ogni scoria di provincialismo. In questa missione, che si è dato il CNR per il volere della nuova governance (grazie all’impulso del suo Presidente Massimo Inguscio), si è finito, inevitabilmente, per accentuare la promozione della ricerca nel campo delle scienze dure, dove i nostri ricercatori continuano a ottenere importanti riconoscimenti, come per esempio, nel campo medico, della fisica, della chimica, dell’informatica. Le scienze sociali, e quindi anche le scienze giuridiche, hanno visto ridurre il loro campo d’intervento, subendo cioè quella tendenza di ridimensionamento, che è in atto nel Paese ovvero nell’indirizzo politico ministeriale. Prova è anche l’ultimo bando dei PRIN, che ha visto premiare pochissimi progetti inerenti alle scienze sociali, favorendo di gran lunga le scienze dure. Ecco allora, che la presenza del CNR a questo evento di scienza giuridica, nonché il riconoscimento in favore dell’impegno della Rivista Federalismi.it, vuole essere anche una testimonianza nei confronti del sapere giuridico come ricerca scientifica. A dimostrazione, oggi più di ieri, che i saperi si devono incontrare e vorrei dire incrociare. Non ci devono essere divisioni della ricerca e separazioni delle scienze. Il fisico deve dialogare con il giurista e viceversa, così come il medico e l’informatico. Per dare vita ad approfondimenti, grazie ai quali indagare meglio la realtà odierna della ricerca: d’altronde, il biodiritto e l’informatica giuridica, per fare solo degli esempi, rappresentano proprio le forme congiunte di vari saperi. Quindi, spazio adeguato e comunque non minoritario alle scienze sociali, giuridiche nel nostro caso, anche al fine di studiare per comprendere meglio le innovazioni in punto di ricerca scientifica. Io credo, che questa missione oggi ci appartiene sempre più come giuristi, per uscire dalla nostra torre eburnea e aprirci alle esperienze della scienza e della tecnologia, che sono le sfide attuali sulle quali i ricercatori sono chiamati a confrontarsi, around the world vorrei dire. Certo, c’è il problema, mai purtroppo risolto, della scarsità dei fondi in favore della ricerca, e quindi anche in favore del CNR. Nella relazione sulla ricerca e l’innovazione in Italia, appena elaborata dal CNR (http://www.dsu.cnr.it/relazione_ricerca_innovazione/), viene messo in evidenza, attraverso un’analisi comparata, come l’Italia sia il Paese dove si investe poco in ricerca e sviluppo e che pertanto siamo tra i fanalini di coda della UE: occorrerebbe indentificare meglio le priorità da perseguire e ridurre gli oneri amministrativi nonché favorire un maggiore collegamento tra enti pubblici di ricerca e imprese private. Non è però questa la sede per discutere di ciò. Chiudo questo mio breve intervento rinnovando i miei auguri, e quelli del CNR, a Federalimi.it (“a chent’annos” dicono in Sardegna), certo di ascoltare relazioni interessantissime, a cominciare da quella di apertura dell’amico Paolo Ridola, su un tema davvero centrale per la giuspubblicistica italiana e comparata, ma anche per i cittadini d’Europa quali siamo… (segue)



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