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NUMERO 17 - 12/09/2018

 Sfide emergenti negli Stati plurinazionali

Nei Paesi occidentali caratterizzati da diversità nazionali, occorre distinguere il concetto di identità da quello di cittadinanza. Naturalmente, vi è una certa sovrapposizione tra le due nozioni ma non è corretto parlare di una concordanza perfetta tra lo Stato-nazione e le identità nazionali sulle quali esso si è eretto. Gli ultimi decenni hanno dimostrato la necessità di immaginare dei meccanismi di gestione della diversità nazionale più ambiziosi e, soprattutto, più idonei a rispettare i principi centrali della democrazia, ossia la giustizia, la legittimità, il riconoscimento, l’ospitalità e l’abilitazione. Solo il rispetto di questi principi permetterà alle democrazie liberali di rinnovarsi e di resistere nel lungo periodo. Nei tempi antichi, ad esempio nella fase dei grandi imperi, era possibile accontentarsi della legge del più forte; ai giorni nostri, tuttavia, i termini del dibattito democratico si sono evoluti in maniera significativa (Dunn, 2005) e ciò comporta la necessità di fissare, in contesti di pluralismo nazionale, condizioni più favorevoli alla convivenza (Tierney, 2004). Questo saggio introduttivo cercherà di individuare precisamente siffatte condizioni, alla luce dell’esperienza americana, britannica e canadese, tutte caratterizzate da sistemi politici fondati sulla diversità nazionale o sociale [nel senso di societal cultures, n.d.c.]. Il testo che segue si articola in tre sezioni. In primo luogo, verranno esplorate le due principali tradizioni riscontrabili negli studi sul federalismo. Si è scelto di seguire questa strada in quanto la formula federale rappresenta il modo che meglio di tutti permette di limitare il potere dei gruppi in posizione dominante. Le opere e i lavori che ci hanno lasciato Proudhon, Althusius, Pi i Margall e autori a noi più vicini come Elazar e Requejo (quest’ultimo almeno nella riflessione che ha preceduto il fallimento, nel 2010, del nuovo Statuto d’autonomia della Catalogna) sono in tal senso di una chiarezza straordinaria. In secondo luogo, verrà difesa l’idea secondo cui le nazioni minoritarie debbano poter proporre dei progetti politici e misure intese a favorire una cittadinanza attiva. L’esperienza del Québec servirà come paradigma dello sviluppo di un percorso basato sulla fiducia reciproca delle nazioni coinvolte. In terzo luogo, verrà considerato un tema essenziale per le vicende contemporanee: il ripensamento dei rapporti politici e, per estensione, dei rapporti sociali attraverso un approccio multinazionale, in assenza del quale i membri delle nazioni minoritarie non possono beneficiare delle stesse condizioni di vita e delle stesse possibilità di emancipazione sul piano culturale, sociale, economico e giuridico. In larga misura, la stabilità dei regimi politici esistenti dipende dalla capacità degli Stati plurinazionali di essere sensibili ai bisogni e alle aspettative delle nazioni minoritarie (Requejo e Gagnon, 2010)… (segue)



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