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NUMERO 2 - 23/01/2019

 Il progetto di accordo sul recesso del Regno Unito dall'Unione sonoramente bocciato alla Camera dei Comuni: quali scenari per la Brexit?

15 gennaio 2019, 19.50 GMT (Greenwich Mean Time). Sul calendario politico e personale di Theresa May, premier, dal 13 luglio 2016, di un governo di minoranza, che si regge con l’appoggio esterno della piccola pattuglia di deputati nordirlandesi del Partito unionista democratico (DUP), questo momento resterà impresso a lungo, forse per sempre. È il momento nel quale lo speaker dei Comuni John Bercow ha annunciato il risultato del voto sul progetto di accordo sul recesso del Regno Unito dall’Unione europea, originariamente previsto il 10 dicembre scorso, per il quale la May aveva chiesto e ottenuto un rinvio volto, nelle sue intenzioni, a riconquistare parlamentari del partito conservatore e magari a trovare sponda in qualche esponente di opposizione. Le previsioni alla vigilia erano pessimistiche, essendo noto il numero degli scontenti, forse una novantina, massimo cento tra gli stessi colleghi di governo e di partito. Un voto negativo era dunque ampiamente previsto, nonostante i vari espedienti cui il governo aveva fatto ricorso nell’ultimo mese: dal discusso conferimento di onori e prebende, alla simulazione di lunghe file di camion sulle strade inglesi, all’ottenimento di lettere interpretative, a firma congiunta del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e del presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, di incerto valore legale vincolante, segnatamente sulla questione della portata delle conclusioni del Consiglio europeo nonché sulla portata dell’accordo, segnatamente sulla questione del backstop al confine nord-irlandese, cioè di quel meccanismo di emergenza che dovrebbe essere applicato all’Irlanda del Nord nel caso in cui, alla fine del periodo di transizione (31 dicembre 2020), non sia trovata una soluzione definitiva per evitare un confine rigido, con controlli doganali su persone e merci, tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda. Una disfatta di queste dimensioni, con soli 202 voti a favore contro 432 contrari, di cui 118 appartenenti al partito conservatore, non era prevedibile. Una disfatta che pare senza precedenti nella storia del regime parlamentare più vecchio del mondo. Brexit: Theresa May’s deal is voted down in historic Commons defeat è stata, infatti, l’apertura di BBC NEWS. Sì, storico per davvero. Non risulta, invero, almeno nello scorso secolo, una sconfitta di queste proporzioni (230 voti di scarto) subita che da un primo ministro britannico ai Comuni… (segue)



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