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NUMERO 3 - 06/02/2019

 Il Trattato franco-tedesco di Aquisgrana: pericolo o opportunità per il futuro dell'integrazione europea?

Il Trattato sulla cooperazione e l'integrazione franco-tedesca sottoscritto lo scorso 22 gennaio dal Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e dalla Cancelliera della Repubblica Federale di Germania Angela Merkel nella storica località carolingia di Aquisgrana (secondo la dicitura latina della città tedesca di Aachen, nella Renania settentrionale-Vestfalia, chiamata Aix-la-Chapelle in francese) riprende e rinsalda il Trattato dell'Eliseo sottoscritto 56 anni fa, il 22 gennaio 1963, dall'allora Presidente francese Charles de Gaulle e da Konrad Adenauer, Cancelliere di quella che era la Germania Occidentale, agli albori del processo di integrazione continentale e nel pieno della “guerra fredda” che aveva separato la Repubblica Federale di Germania dalla Repubblica Democratica, con l'ulteriore costruzione del Muro di Berlino, iniziata nell'agosto 1961. L'attuale Trattato è costituito da 28 articoli, raccolti in 7 capitoli: affari europei (artt. 1-2); pace, sicurezza e sviluppo (artt. 3-8); cultura, istruzione, ricerca e mobilità (artt. 9-12); cooperazione regionale e transfrontaliera (artt. 13-17); sviluppo sostenibile, clima, ambiente e affari economici (artt. 18-22); organizzazione (artt. 23-26); disposizioni finali (artt. 27-28). Entrando maggiormente nel dettaglio, l’accordo riorganizza e ribadisce i termini della collaborazione tra i due Paesi in diversi ambiti: per quanto attiene alla politica estera e di difesa, si stabilisce che Francia e Germania si impegnano a rafforzare la propria cooperazione sulla base degli obblighi previsti dalla comune appartenenza alla Nato e all’Unione Europea, che dovranno essere concordate delle linee guida comuni in materia di difesa, prevedendo l’istituzione di un consiglio di difesa e sicurezza franco-tedesco, con il quale garantire la protezione reciproca in caso di attacco armato al territorio di uno dei due Paesi contraenti. Nell’ambito della politica economica è prevista l’istituzione di un “Consiglio di Esperti Economici”, composto da dieci specialisti del settore indipendenti da appartenenze politiche, chiamati a fornire ai due Esecutivi una consulenza tecnica su temi di carattere economico. All’interno delle Nazioni Unite, così come in altri organismi sovranazionali, Francia e Germania si impegnano per il futuro a concordare preventivamente una posizione di voto comune, per quanto possibile, nel segno di “un multilateralismo fondato su valori e regole comuni”. La Francia si impegna inoltre a sostenere la richiesta tedesca di un seggio permanente per la Germania nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il Trattato prevede inoltre misure finalizzate a migliorare la qualità della vita dei residenti nelle regioni confinanti di Francia e Germania, facilitando più di quanto non accada attualmente la mobilità e gli scambi culturali soprattutto tra i giovani, realizzando asili ed istituti di formazione e ricerca comuni, come pure un sistema congiunto di assistenza sanitaria e lotta alle emergenze. Inoltre, un fondo comune dovrebbe in futuro sostenere iniziative civiche e partenariati cittadini transfrontalieri. Sul piano formativo, l’accordo introduce il reciproco riconoscimento della validità dei titoli scolastici, una maggiore formazione transfrontaliera e l’allestimento di percorsi di studio condivisi dai due sistemi universitari nazionali. La gran parte dei commentatori ha concentrato la propria attenzione su alcuni punti considerati nevralgici del Trattato, non sempre coerenti tra di loro: per alcuni, l’accordo introduce una modalità di maggiore cooperazione rafforzata franco-tedesca in tema di politiche europee, al fine di promuovere un possibile rilancio del processo di integrazione continentale; per altri, il documento si limita a prevedere un semplice rapporto bilaterale, culturale, economico, sociale, rafforzato in chiave di potenza regionale infra-europea, per creare un polo continentale più coeso dinanzi alla corrente disgregazione europea in blocchi (in particolare il legame sorto tra i quattro Paesi di Visegrad, ma anche le possibili incognite post Brexit e la potenziale intesa tra Stati con una guida politica cd. sovranista); altri ancora ravvisano nel Trattato un'ipotesi di maggiore collaborazione e sostegno reciproco nel settore della difesa comune, sempre all’interno del contesto dell’Alleanza Nord Atlantica (NATO) e a partire da un esplicito rinvio al rafforzamento della solidarietà intra-europea prevista dalla Clausola di difesa reciproca tra i Paesi UE, contenuta nell'attuale paragrafo 7 dell'articolo 42 del TUE, appositamente citato dall'articolo 4 del Trattato in questione. Nel successivo articolo 8 del Trattato si azzarda forse la proposta più radicale in sede di politica globale, auspicando una riforma del Consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni unite tramite “negoziazioni intergovernative” per favorire l'ingresso della Repubblica Federale di Germania come membro permanente nel Consiglio di sicurezza ONU, descritto come una priorità per la diplomazia franco-tedesca. E qui molti osservatori hanno notato come l’ottica dell’Eliseo non sia quella di condividere in chiave europea il proprio seggio di membro permanente nel Consiglio di sicurezza ONU, ma di promuovere piuttosto l’ingresso di Berlino in una chiave bilaterale, intergovernativa continentale, anziché in una prospettiva di un seggio comune europeo, rappresentativo di una posizione congiunta degli Stati membri dell’Unione… (segue)



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